Una mia intervista per il sito di Repubblica con alcune mie considerazioni sul contributo che tutti (in particolare nell’ambito dell’economia civile) possono dare al disarmo nucleare, in vista del Festival Nazionale dell’Economia Civile di Firenze (3-6 ottobre 2024)
Le potenze nucleari, davanti alle crescenti tensioni geopolitiche mondiali, stanno modernizzando i propri arsenali, facendo aumentare la spesa in questo settore di un terzo negli ultimi cinque anni. Tali investimenti sono estremamente pericolosi per la stabilità, come confermato da ICAN, l’organizzazione che ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace 2017 per aver contribuito all’adozione di uno storico trattato per la messa al bando delle armi atomiche.
A ribadirlo è anche Francesco Vignarca (Coordinatore Campagne – Rete Italiana Pace e Disarmo): «Gli scenari mondiali stanno rendendo esplicito un pericolo nucleare che già esisteva da tempo. Come ICAN, più di dieci anni fa, sottolineavamo la pericolosità del nucleare che è stata sottovalutata da leader mondiali e non solo. Non si tratta di un problema retorico, ma reale. Gli arsenali nucleari sono stati ammodernati e ciò significa che vengono considerati strategici».
Vignarca sarà protagonista a Firenze nel corso della 6ª edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile, in programma dal 3 al 6 ottobre 2024, proprio per affrontare questo tema. L’appuntamento è promosso da Federcasse (l’Associazione Nazionale delle Banche di Credito Cooperativo, Casse Rurali, Casse Raiffeisen) e da Confcooperative, organizzato e progettato con NeXt (Nuova Economia Per Tutti), con il contributo di Fondosviluppo, Assimoco, Assicooper, Coopersystem, Federazione Toscana delle BCC, Frecciarossa e la collaborazione della SEC (Scuola di Economia Civile) e di MUS.E.
Vignarca ha infatti spiegato come l’economia civile possa essere un valido contrasto alle armi nucleari, essendo «un tipo di economia che mira a ricostruire tessuti virtuosi, affinché crescano possibilità di sviluppo e pace per tutti. Il nucleare e le aziende che lo producono, di contro, bloccano questo sistema economico, senza darci neanche nulla in cambio. L’esatto contrario, quindi, dell’economia civile che non è solo monetaria, ma anche una materia che si innesta all’interno della socialità e condivide gli stessi ideali del disarmo, a favore di interventi sociali, clima e via dicendo».
«Il problema del nucleare – ha spiegato Vignarca – è esistenziale per tutta l’umanità, non solo per chi ne è a contatto o ci investe. I dati, infatti, parlano di aumento della spesa per l’ammodernamento degli arsenali, con cifre che gravitano attorno ai 90 miliardi di dollari annui. Tutti possono e devono intervenire. La società civile, che segue i dettami dell’economia civile, può giocare un ruolo centrale per la richiesta di disarmo. La teoria della deterrenza, inoltre, non sta funzionando, visto che le armi nucleari non producono alcuna sicurezza ma, al contrario, sono un pericolo per tutta l’umanità».
«La società civile – ha concluso – deve guidare l’ondata di rifiuto verso il nucleare. Ovviamente non sarà un processo immediato, ma nessun evento che ha cambiato la storia è avvenuto in poco tempo. Va anche ricordato, però, che il disarmo è stato già avviato. Alla fine della Guerra Fredda erano presenti oltre 70.000 testate nucleari, oggi “solo” 12.500. Questa, quindi, è una strada fattiva e concreta da perseguire».