La costante sottrazione di fondi alla sanità e l’innalzamento delle spese militari al 2% sul PIL nell’analisi che ho condiviso con Collettiva a partire dalle posizioni della Rete Italiana Pace e Disarmo
Anche quest’anno nella fase preparatoria della legge di Bilancio si torna a parlare di tagli alla sanità e al welfare, mentre l’esecutivo persevera nel tentativo di aumentare le spese militari che raggiungeranno il 2% sul pil. Il tutto in una situazione in cui mancano risorse.
Francesco Vignarca, coordinatore delle campagne Rete italiana pace e disarmo, spiega che l’innalzamento delle spese militari è immotivato, nonostante si sia portata a pretesto anche la guerra in corso in Ucraina. Il denaro impiegato nel settore militare è indubbiamente sottratto strutturalmente alle necessità primarie del Paese, trattandosi di 10-11 miliardi all’anno.
Le risorse dello Stato non sono infinite e le scelte di bilancio sono collegate. Quindi “più soldi mettiamo in un ambito meno ne avremo per altri”. Motivo per il quale la Rete italiana pace e disarmo, insieme con Sbilanciamoci e Greenpeace Italia, sottolinea che le “scelte per la spesa militare sono problematiche in sè, perché la pace non si costruisce con le armi, ma anche perché sottraggono risorse a settori che difendono in modo ben più importante la vita delle persone, in termini di protezione della salute, welfare, lavoro e gestione positiva di un territorio fragile”
Vignarca denuncia come in Italia il dibattito in merito sia un tabù: “Si discute di qualsiasi spesa, ma per quelle militari si crea un blocco”. Infine auspica che sia segno di un ripensamento la scelta della Germania di uno stop, per ora momentaneo, all’utilizzo del 2% sul pil per le armi e ricorda, inoltre, come sia sbagliato legare una spesa al prodotto interno lordo.