Una riflessione di Francesco Vignarca dopo il vertice Nato, mentre l’Italia annuncia l’acquisto miliardario di carri armati Leopard e la Ue vara la fabbricazione di munizioni d’artiglieria e missili per 500 milioni di euro. La versione integrale dell’intervento sul numero di Famiglia Cristiana in edicola da giovedì 20 luglio.
«Non basta riempire gli arsenali per garantire la pace. Nonostante la spesa militare globale sia quasi raddoppiata in questo secolo (con il record di 2.240 miliardi di dollari nel 2022) secondo il Global Peace Index negli ultimi 15 anni il pianeta ha registrato un aumento dei conflitti del 14%». Francesco Vignarca, della Rete italiana pace e disarmo, contesta l’antico detto si vis pacem para bellum (se vuoi la pace prepara la guerra). Lo fa in un editoriale che Famiglia Cristiana pubblica nel numero da domani in edicola.
«Purtroppo», osserva Vignarca, «l’unica risposta dei leader mondiali alle crisi globali sembra essere quella dell’aumento delle spese per eserciti e armi. Così anche a Vilnius, dove si è svolto l’ultimo summit Nato. La crescita è impressionante soprattutto in Europa (la stessa Alleanza Atlantica prevede un +20% quest’anno, dopo che si era già registrato un +13% tra il 2021 e il 2022). Stiamo tornando a livelli di militarizzazione da Guerra Fredda. L’Unione europea, nata come progetto di pace, ha per esempio deciso di utilizzare per la prima volta propri fondi a sostegno della produzione di armi: 500 milioni di euro in via urgente per munizioni d’artiglieria e missili».
«In Italia già si palesano le avvisaglie di un piano di riarmo che i Capi di Stato maggiore avevano presentato al Parlamento nei mesi scorsi: un conto iniziale da 25 miliardi di euro alle spese per sistemi d’arma già presenti, passate da circa di 4,7 a 8,2 miliardi annui in meno di un lustro. Il primo acquisto “pesante” sarà quello di centinaia di carri armati tedeschi Leopard 2, con un costo stimato dai 4 ai 6 miliardi di euro».
«Ci possiamo permettere tutto questo?», conclude Francesco Vignarca. «A nostro avviso no, viste le gravi situazioni economiche in cui versano molte famiglie italiane e la necessità di affrontare tutta una serie di problemi. Per questo Rete Pace Disarmo, Sbilanciamoci e Greenpeace hanno messo di nuovo sul piatto in questi giorni proposte che vanno in altra direzione, a partire da scuola, sanità, assistenza, difesa dell’ambiente. Da tempo diciamo che al costo di un solo cacciabombardiere F-35 (almeno 135 milioni, dipende dai modelli) potrebbero essere costruiti 910 alloggi di edilizia popolare o una novantina di asili nido pubblici o la messa in sicurezza di 380 scuole, oppure, infine, quasi 29.000 pannelli fotovoltaici per abitazioni».