Alcune mie considerazioni a partire dall’editoriale “The Conversation About Ukraine Is Cracking Apart” scritto da Stephen M. Walt per Foreign Policy.
Si può concordare o meno con la visione complessiva dell’autore sulla guerra in Ucraina, ma i due punti che esprime in questa analisi li ritengo fondati e – soprattutto – molto importanti per le future scelte politiche, in particolare dell’Europa.
Davvero la valutazione della guerra in Ucraina è molto diversa nelle parti del mondo che possiamo definire come “Occidente” allargato. Lo è nelle percezioni (dell’opinione pubblica) e nelle possibili risposte (dei decisori). Negarlo è deleterio.
Come già accaduto viene messo in opera un “eccezionalismo” occidentale basato su una supposta “superiorità morale” (molto miope, peraltro) che rischia di mettere in secondo piano i fatti, e in primo piano le retoriche (“questa guerra è diversa dalle altre”!).
Il che ovviamente non significa in alcun modo “giustificare” l’aggressione russa o sminuire le preoccupazioni (che però quando serve vengono davvero sminuite), ma capire che è controproducente essere apodittici (e incoerenti).
Considero poi altrettanto concreto il rischio derivante dal gap (nei fatti) tra i proclami pubblici di vittoria semplicistici e arditi (“finisce tutto nel 2023”) e la valutazione reale non detta (se non dai militari, come ho già sottolineato).
Capisco il “posizionamento politico pre-negoziale” o la volontà di “sostenere il morale” (su vari livelli). Ma farsi irretire dai propri artifici retorici e politici no, in situazioni delicate e gravi come questa…
Comunque una lettura utile (per me).
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