Intervista per l’agenzia ANSA, ripresa dal Fatto Quotidiano
“Non è facile capire quale sia stato il sostegno italiano militare all’Ucraina perché l’Italia è l’unico tra i paesi più grandi a non dare dettagli sull’invio dei sistemi d’armi”. A parlarne all’Ansa è Francesco Vignarca della Rete Pace e Disarmo, sottolineando che si tratta di una “mancanza di trasparenza”, secondo lui utile anche “a continuare a inviare armi senza gli opportuni ragionamenti”. A oggi, spiega, “non si può valutare l’impatto monetario” dell’invio di armi, proprio “per la mancanza di dettagli”. La stima dell’Istituto Kiel “parla di oltre 50 miliardi di dollari in aiuti da parte dell’Europa, di cui però solo 15-20 miliardi sono aiuti militari”. “Con l’Osservatorio Milex valutiamo non solo il valore di magazzino ma il costo – prosegue ancora – E, se fino alla fine dell’anno scorso si poteva valutare in 400 milioni di euro il costo per l’Italia dell’intera operazione, con le ultime dichiarazioni del ministro Tajani e Crosetto, si può ipotizzare che l’Italia al momento abbia sostenuto o debba sostenere un costo di 800 milioni di euro per l’invio degli armamenti in Ucraina”. “Un anno di guerra – continua ancora – dimostra come l’invio di armi non possa portare alla pace”. Vignarca dice ancora: “Ogni governo si muove in maniera autonoma, quindi ogni gioverno decide le poprie modalità. E quello che è stato deciso da Draghi, cioè di secretare il dettaglio dell’invio degli armamenti, è stato deciso anche dal governo Meloni. Questo, per me, non ha una motivazione militare o di cercare di celare alla Russia quello che mandiamo, ma per una motivazione prettamente interna”. E conclude: “Gli altri Paesi, soprattutto europei, sono molto più trasparenti. Questo fa ancora più risaltare la mancanza di trasparenza italiana, noi sappiamo quello che hanno mandato Francia, Germania e Stati Uniti. Mentre dobbiamo solo fare speculazioni o usare rumors per sapere quello che ha mandato l’Italia, questo è inaccettabile“.