Il Pentagono ha scelto l’Italia con lo stabilimento di Cameri (Novara) gestito da Finmeccanica, per la manutenzione della fusoliera del cacciabombardiere F35 Lockheed Martin, con la Gran Bretagna come paese di sostegno. La manutenzione dei motori sarà fatta, sempre dal 2018, dalla Turchia con Norvegia e Olanda. La scelta di Cameri per gli F35 di stanza in Europa, anche Usa, «è un risultato straordinario, raccogliamo un successo industriale dell’Italia voluto dalla Difesa», dice il ministro Roberta Pinotti: «Vuol dire lavoro, tecnologia e ricaduta positive per l’indotto». Per Pinotti il risultato andrebbe nella direzione indicata dalla mozione del Parlamento: «Continuiamo il programma, con impatto economico migliore». Approvata alla Camera il 24 settembre (275 sì, 45 no, 152 astenuti), la mozione chiedeva al governo a dimezzare il budget per gli F35 e di cercare anche «ogni accordo con i partner internazionali», per «massimizzare i ritorni economici». L’ambasciatore Usa John Phillips si dice «impressionato» dal livello tecnologico di Cameri. Oggi gli F35 statunitensi volano con ali prodotte in Italia. Sulle ricadute economiche per il nostro Paese, Phillips e Pinotti ricordano che gli aerei saranno usati per 30 anni e ogni 5 avranno bisogno di 3 mesi di manutenzione. Cameri conta 600 dipendenti, 90 le aziende dell’indotto. «Visto che è l’unico stabilimento di quel tipo fuori dagli Usa, più che un successo è una scelta obbligata», commenta Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Disarmo. «Alla fine i ritorni industriali e occupazionali saranno di gran lunga inferiori all’investimento del Governo. E le manutenzioni saranno pagate dalle Forze armate, quindi anche da noi». Vignarca lamenta la «poca trasparenza»: «Dalla legge di bilancio – dice – sono sparite le tabelle di dettaglio sul programma: inaccettabile per un investimento di decine di miliardi dei contribuenti».
