home Parole e notizie «Avremo meno controlli e più ordigni all’estero»

«Avremo meno controlli e più ordigni all’estero»

Alcune mie considerazioni per Famiglia Cristiana sulle prospettive di una pericolosa diminuzione di controllo e trasparenza sull’esportazione di armi, a causa della modifica alla Legge 185/90 voluta dal Governo e attualmente in discussione alla Camera dei Deputati

La legge 185 del 1990 sta per compiere 35 anni ma è un compleanno amaro perché un disegno di legge presentato dal Governo, già approvato dal Senato e ora in discussione alla Camera, vuole, di fatto, smantellarla. Finora la legge ha garantito il controllo del Parlamento (quindi, dei cittadini) su un comparto altamente critico strategico come il commercio e l’export di armi – divenuto ancora più cruciale in questa fase storica con il piano di riarmo annunciato dall’Europa è una spesa militare globale che viaggia verso i 2.500 miliardi di dollari all’anno – e ha rappresentato un riferimento importante per la legislazione di molti Paesi europei e non solo. Sulle modifiche proposte dal governo da mesi si è aperto un duro confronto con l’opposizione e le organizzazioni del mondo cattolico e del Terzo settore impegnati a difendere la 185 in questi anni ettaro, tutto sommato, funzionato bene. Pur non vietando l’export di armi, chiede controlli sulle esportazioni di materiale bellico e trasparenza sulle transazioni bancarie. Impone che tutto quanto riguarda la movimentazione di materiale bellico, comprese le licenze di produzione, sia soggetto ad autorizzazione controllo dello Stato. Le autorizzazioni non devono essere in contrasto con i principi costituzionali e con gli impegni internazionali per la non proliferazione delle armi, il Paese acquirente non deve essere in guerra o sottoposto ad embargo, i Governi non devono essere responsabili di violazione dei diritti o con un bilancio militare eccedente le proprie esigenze di difesa. Inoltre, le operazioni bancarie sono sotto controllo del ministero dell’Economia nella forma di un obbligo di comunicazione entro 30 giorni dalla loro effettuazione. La relazione annuale al parlamento prevede obbligatoriamente un capitolo sull’attività bancaria. “Anche se la 185 non è stata in grado di fermare l’esportazione di armi, è indubbio grande ruolo di trasparenza che essa avuto permettendo a Parlamento e società civile di conoscere i dettagli di un mercato spesso altamente opaco”, dice Francesco Vignarca coordinatore delle Campagne della Rete Italiana Pace e Disarmo, “ora questa possibilità di trasparenza e messa in pericolo e si vuole liberalizzare il mercato anche sulla spinta delle aziende del settore”. Le modifiche proposte abbassano drasticamente le informazioni a disposizione del Parlamento e della società civile in un settore che non si può certo definire trasparente. Il testo reintroduce il Comitato interministeriale per gli scambi di materiali di armamento per la difesa (Cisd) di cui fanno parte il presidente del Consiglio, i Ministri degli Esteri, dell’Economia e del Made in Italy. Sarà un organismo sotto la direzione di Palazzo Chigi, di fatto vengono esautorati gli organismi tecnici come prevedeva il testo in origine, l’autorizzazione avviene in via espressa o in virtù del silenzio assenso: qualora il Comitato non si esprima entro 15 giorni la proposta si intende accolta. A oggi queste funzioni venivano affidate al CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione economica) su proposta del ministero degli Esteri. Si allunga a 12 mesi (la legge attuale prevede 180 giorni) il termine per la presentazione della documentazione comprovante la conclusione del trasferimento dei materiali di armamento. Viene riformulato l’articolo che tagliava i contenuti della Relazione al Parlamento, viene spostata la data e modificato lo stesso contenuto che stabilisce in un passaggio un “obbligo governativo di riferire analiticamente alle Commissioni parlamentari”. 

“Il nostro timore”, conclude Vignarca “è che il Comitato interministeriale, che finora era la cabina di regia politica per la vendita e l’export di armi, possa trasformarsi in un organismo che da un via libera preventivo”.