Politicamente inaccettabile, moralmente ripugnante e – soprattutto – da vietare. Sono questi i punti chiave che emergono dal Rapporto diffuso nei giorni scorsi dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, sulla spinosa e urgente questione delle armi letali autonome. E su cosa bisognerebbe fare a livello internazionale per rispondere a questa sfida epocale.
La stesura di questo Rapporto era stata richiesta da una storica Risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sui sistemi di armi autonomi, presentata e fine 2023 dall’Austria (prima firmataria) e da 43 Stati co-sponsor (tra cui l’Italia, il Costa Rica, la Germania, la Svizzera, il Belgio, il Messico, la Nuova Zelanda) e successivamente adottata con una schiacciante maggioranza di 152 Stati. Il testo elaborato dall’Ufficio di Guterres raccoglie e sistematizza le opinioni degli Stati membri, degli Stati osservatori, delle Organizzazioni internazionali, della società civile, della comunità scientifica e del comparto industriale. Ciascuno, dal proprio punto di vista, ha fornito un contributo su come affrontare le sfide e le preoccupazioni che i sistemi di armi autonome sollevano sotto il profilo umanitario, legale, di sicurezza, tecnologico ed etico. E, ovviamente come elemento di fondo, e sul ruolo degli esseri umani nell’uso della forza. Al momento della pubblicazione, il Segretario generale aveva ricevuto 91 contributi, una chiara testimonianza del fatto che questo tema sia ormai considerato una priorità condivida da parte della comunità internazionale.
C’era molta attesa per questo Rapporto, che concretizza un primo passo cruciale e delinea il percorso necessario per affrontare le pericolose sfide poste dallo sviluppo delle armi letali autonome, questione rimasta ferma per oltre un decennio, a causa di veti incrociati e ostruzionismi da parte degli Stati più attivi nel settore, alla Convenzione delle Nazioni Unite su alcune armi convenzionali (CCW). Periodo nel quale è però emersa chiaramente nella società e anche in ambienti diplomatici una posizione condivisa: l’uccisione di esseri umani da parte di macchine è una linea morale che non deve essere superata. “Le macchine con il potere e la discrezione di togliere la vita senza il coinvolgimento umano dovrebbero essere proibite dal diritto internazionale” ha sottolineato nell’ottobre 2023 la presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa, Mirjana Spoljaric, in una nota congiunta con Guterres. “In un dramma come quello dei conflitti armati è urgente ripensare lo sviluppo e l’utilizzo di dispositivi come le cosiddette ‘armi letali autonome’ per bandirne l’uso, cominciando già da un impegno fattivo e concreto per introdurre un sempre maggiore e significativo controllo umano” è stato invece il monito al recente vertice G7 di Papa Francesco, secondo il quale “nessuna macchina dovrebbe mai scegliere se togliere la vita ad un essere umano”.
Il Rapporto diffuso dal Segretario Generale ONU mette quindi sul tavolo gli elementi chiave che dovranno guidare la comunità internazionale sul tema, a partire dalla consapevolezza che i meccanismi normativi attualmente esistenti non sono sufficienti per affrontare l’ampiezza e la complessità delle sfide poste dalle armi autonome. Ma avendo chiaro (nero su bianco) quello che la maggior parte degli Stati ormai vuole: vietare e regolamentare queste armi “politicamente inaccettabili e moralmente ripugnanti”. L’organo più inclusivo che consente un “ampio campo di applicazione sostanziale” per poterlo fare secondo Guterres è l’Assemblea Generale ONU.
L’ultimo elemento chiave di questo rapporto è il senso di urgenza: il tempo sta per esaurirsi. Il rapporto Ribadisce al 2026 la scadenza per negoziare uno strumento giuridicamente vincolante, e sebbene ancora alcuni Stati intendano bloccare qualsiasi ipotesi di Trattato inizia ora a delinearsi un percorso di avanzamento concreto. Perché la maggior parte dei Paesi ha capito che nuove regole o leggi sono necessarie per proteggere i propri cittadini e la propria sicurezza nazionale: la presenza di armi autonome sui campi di battaglia sarebbe pericolosa e contraria ai loro interessi. Lasciando ancora del tempo agli sviluppi tecnologi in corso entro pochi anni i sistemi d’arma autonomi saranno probabilmente incaricati di decidere chi vive e chi muore, con conseguenze catastrofiche per l’Umanità.
Gli Stati che hanno promosso la Risoluzione delle Nazioni Unite alla base questo Rapporto hanno ora la responsabilità dei prossimi, necessari, passi: chiedere formalmente un processo di negoziazione di un Trattato per regolamentare e vietare le armi autonome.