“Dall’inizio del conflitto il movimento pacifista continua a sostenere un principio persino ovvio: la distinzione che fa il governo italiano tra armi difensive e armi offensive è un’astrazione teorica, questione di lana caprina”. Francesco Vignarca, coordinatore campagne di Rete Pace Disarmo, non è persuaso dall’alibi invocato da Guido Crosetto: il ministro della Difesa garantisce che le armi italiane non sono usate nelle operazioni ucraine in territorio russo. “Il sostegno militare è sempre sostegno militare – replica Vignarca – Anche se le armi che mandi sono impiegate in concreto nelle operazioni difensive, contribuiscono allo sforzo bellico generale. Il resto è ipocrisia”.
Crosetto peraltro aggiunge di non poter dare “dettagli tecnici” sulle armi. L’Italia è uno dei pochissimi Paesi che non ha riferito in maniera esplicita e dettagliata le armi fornite all’Ucraina.
Non perché non vuole far sapere ai russi quali siano, ma perché non vuole farlo sapere all’opinione pubblica, per mettersi al riparo dalle critiche. Ma ripeto: è farisaico sostenere che l’Ucraina la sostieni solo “difensivamente”, il sostenere militare significa appoggiare tutte le azioni e le scelte politiche nel contesto della guerra.
Il ministro è contrario all’operazione in territorio russo.
Crosetto frequenta i militari, forse gli hanno detto che il conflitto non si risolve a seconda di quante o quali armi vengono mandate in Ucraina.
Nessuno può vincere?
Vincere o perdere questa guerra significa la distruzione di una parte o dell’altra. Altrimenti la soluzione è la diplomazia. Per due anni ci hanno ripetuto che l’aiuto militare all’Ucraina avrebbe aiutato a risolvere il conflitto, che un’arma nuova da mandare a Zelensky avrebbe cambiato il quadro, invece siamo alla doppia escalation. Sia verticale – una guerra più intensa, più drammatica – sia orizzontale, con più territori coinvolti. Con il sostegno occidentale che rischia di affievolirsi, l’Ucraina ha un solo modo per continuare a farsi aiutare: allargare la guerra, renderla più drammatica, più pesante, più provocatoria.
Con la Russia “violata”, la deterrenza che fine fa?
Crolla. Ci hanno sempre detto che una grande potenza nucleare era sostanzialmente inattaccabile. E invece l’Ucraina, dopo due anni di guerra e sofferenze, trova la forza e la volontà di entrare nel suo territorio. La deterrenza è un feticcio, una favola, una teoria inventata proprio da chi vuole mantenere le armi nucleari. Le quali non danno vantaggi, ma solo rischi: il pericolo è che qualcuno prima o poi finisca per usarle. Leggo molti commentatori guerrafondai che si esaltano per il rinnovato impegno militare degli Stati Uniti, ma questa situazione danneggia soprattutto l’Europa, la grande sconfitta di questi due anni, dal punto di vista economico, materiale, politico.
Venerdì è stato il 79esimo anniversario dell’atomica sganciata su Nagasaki.
La tragedia che è successa in Giappone quasi 80 anni fa non è niente rispetto al potenziale di una bomba nucleare oggi.