Intervista per l’Agenzia SIR, a cura di Maria Chiara Biagioni
“La strada per negoziare e per individuare gli elementi che consentono un minimo dialogo, la devono trovare coloro che sono coinvolti nella guerra ma chi sta attorno, deve facilitare questo processo”. E’ Francesco Vignarca, coordinatore della Rete italiana pace e disarmo, a commentare al Sir l’ennesimo appello lanciato oggi, mercoledì 20 marzo, da Papa Francesco affinché si compiano “tutti gli sforzi per negoziare, per trattare, per finire la guerra”. “Da un lato – spiega Vignarca – non bisogna alimentare la guerra perché come giustamente ripete Papa Francesco, è distruzione e impedisce qualsiasi tipo di dialogo, e dall’altro occorre evitare di favorire contesti e discorsi in cui si banalizza la guerra come scontro tra amico e nemico”. “Chi sta attorno a contesti in conflitto – aggiunge Vignarca – i paesi, le singole persone, le comunità, tutti devono contribuire a creare degli spazi possibili. Spazi in cui inizialmente ci si possa incontrare anche solo per pensare una via d’uscita e per cercare concretamente di dare delle opportunità alla pace. Abbiamo visto tante volte che è possibile scongiurare una guerra e sono molte di più di quelle che pensiamo. Purtroppo i libri di storia parlano solo di battaglie e conflitti, ma la storia dovrebbe essere raccontata anche nelle scelte di pace che si sono compiute, nei momenti in cui si è riusciti ad andare oltre, a triangolare, nel tentativo di dare e ottenere qualcosa dai contendenti del conflitto. Magari hanno perso la rivendicazione iniziale che li portava al conflitto ma hanno guadagnato una pace”. La pace – osserva sempre Vignarca – deve essere duratura. “Noi non ci accontentiamo di una pace che sia solo armistizio. Occorre sanare anche tutte le ingiustizie che hanno generato un conflitto. Come diceva il norvegese Johan Galtung, uno dei più grandi ricercatori per la pace del ‘900 appena scomparso, la pace è un processo creativo continuativo che non finisce mai e ci deve portare a massimizzare l’empatia e la voglia di costruire una società giusta”.
Vignarca elenca i costi altissimi di un conflitto: “la guerra è sempre una sconfitta perché impedisce qualsiasi strada per arrivare alla pace. È distruzione sistematica e violenza strutturale non solo per le vite, ma anche per le comunità, per le relazioni, per le memorie. Provoca dei traumi che poi sono difficilmente superabili. Quindi è una scelta da non fare mai. Il che non vuol dire che se non si fa la guerra, allora c’è per forza la pace e non ci sono ingiustizie. Ma nel momento in cui si sceglie la guerra, c’è la distruzione totale, c’è la fine di qualsiasi strada di pacificazione e di creazione di una pace positiva. Per questo bisogna rifiutarla e il Papa oggi sta dicendo né più né meno quello che tutti i Papi, da Benedetto XV in poi, hanno ripetuto. Giovanni XXIII, Paolo VI, San Giovanni Paolo II. E’ importante mantenere questo punto per poi dare un prerequisito possibile a un discorso di fatto”.