Il 7 ottobre l’evento a Roma “sulla via maestra” della Costituzione. La mobilitazione dei cattolici. Mio articolo per Famiglia Cristiana.
Due cortei e poi tutti in piazza San Giovanni in Laterano: sabato 7 ottobre la società civile si ritrova a Roma per celebrare insieme la “via maestra” della Costituzione. È un momento pensato per ricordare come siano l’istruzione, i salari, l’ambiente, la democrazia, la salute, il lavoro e ovviamente la pace (questi i focus tematici scelti dagli organizzatori) a rendere possibile una vita sociale armoniosa.
La pace, infatti, è la somma di tutti questi diritti fondamentali che, proprio perché sanciti dalla Costituzione, devono tornare a essere pienamente riconosciuti e resi concretamente esigibili ovunque, nel Paese, da Nord a Sud, dalle grandi città alle periferie. Siamo in piena linea con la definizione del sociologo norvegese Johan Galtung di “pace positiva”, un processo continuativo e creativo di integrazione della società umana che non si limita alla mera assenza di conflitto, ma cerca di costruire dei percorsi che possano favorire la piena realizzazione di tutte le persone. Alcuni di questi sono già in essere, grazie al contributo e alla partecipazione di molte organizzazioni, in particolare le realtà del mondo cristiano, a partire dall’universo cattolico. Tutti pezzi di un grande “mosaico di pace”: le azioni per la legalità di Libera, l’impegno per la nonviolenza di Pax Christi, l’esperienza dei Corpi civili di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, l’impegno sociale delle Acli, la spinta educativa e comunitaria dell’Agesci…
Tanti altri potrebbero essere gli esempi di un connubio fecondo e innovativo che vuole assolvere all’articolo 52 della Costituzione (la difesa della Patria come “sacro” dovere), declinandolo alla luce dell’articolo 11 che sancisce il ripudio della guerra. Costruire la pace non vuol dire solo far tacere le armi. San Paolo VI scrisse nella Populorum progressio (1967) che «sviluppo è il nuovo nome della pace», sigillo di quanto detto da san Giovanni XXIII nella Pacem in terris (1963): «La guerra è una follia (alienum est a ratione)». A Roma, il 7 ottobre, lo ribadiscono insieme credenti e non, nella «convivialità delle differenze» cara a don Tonino Bello.