“L’unico modo sicuro è non utilizzarle, dopo 500 giorni di conflitto si continua a sperare che quasi miracolosamente un sistema d’arma cambi le sorti sul terreno”. Alcune mie considerazioni sulla fornitura di Cluster bombs all’Ucraina da parte degli USA, rilanciate da AdnKronos.
“Le bombe a grappolo non possono essere ritenute ordigni ‘normali’ perché sono strutturalmente inumane e non allineate al diritto umanitario internazionale”. A dirlo all’Adnkronos Francesco Vignarca, coordinatore delle campagne di Rete italiana pace e disarmo, a proposito dell’annuncio di Kiev di aver ricevuto dagli Stati Uniti le bombe a grappolo. “Nel diritto di guerra – prosegue Vignarca – bisogna saper sempre distinguere tra un militare e un civile. Una cluster bomb che si apre su una grande area e poi magari resta inesplosa non può discriminare perché non si sa se chi la farà esplodere sarà un civile o un militare. Quindi innanzitutto il problema è alla base. C’è da aggiungere che durante il corso della guerra in Ucraina non mi sembra che sia la prima volta a considerare un’arma cruciale: lo si diceva dei Leopard, dei Samp-T, ora degli F16. Da 500 giorni c’è questo conflitto e si continua a sperare che quasi miracolosamente un sistema d’arma cambi le sorti sul terreno”.
“Purtroppo, sappiamo bene che, indipendentemente da quello che si scrive nei documenti e da quelle che possono essere le intenzioni iniziali, riguardo all’utilizzo delle armi lontano dalle zone civili poi non avviene. Il problema delle bombe a grappolo è che possono rimanere inesplose nel terreno e quindi non si potrà mai dire con certezza assoluta: ‘le useremo in maniera responsabile e sicura’. Mi pare evidente che l’unico modo responsabile di utilizzare le cluster bomb sia quello proprio di non usarle”