Mio commento per Avvenire, a seguito delle iniziative in Giappone con alcuni parlamentari dei Paesi del G7
Attraversando il Museo e il Memoriale della Pace di Hiroshima c’è il rischio di rimanere ammutoliti e pietrificati dalla sopraffazione. Per fortuna non è così: la memoria del sacrificio di centinaia di migliaia di persone (senza dimenticare il tema della contaminazione ambientale) è da tempo base dell’energia che tante organizzazioni della società civile giapponese riversano nelle mobilitazioni per il disarmo nucleare. Un’energia che deriva da ogni albero sopravvissuto al bombardamento atomico e ancora oggi verdeggiante perché curato con amore dagli attivisti, come segno di speranza. E nasce da ogni luogo che ricorda non solo la più grande distruzione della storia della (dis)umanità, ma anche lo slancio di aiuto e vicinanza che continua a riversarsi come un’onda sulle martoriate città giapponesi. Questa importante memoria (e l’esperienza diretta che tutti coloro che parlano di guerra in modo superficiale dovrebbero fare) non deve fermarsi al livello puramente “emozionale”. Ciò che si vede e intuisce a Hiroshima, Nagasaki e in tutti gli altri luoghi che hanno subito test nucleari deve immediatamente spingere all’azione. Ne è esempio il vescovo cattolico di Hiroshima monsignor Shirahama: subito dopo lo scambio di qualche giorno fa con una delegazione della Campagna Premio Nobel Ican aveva già in agenda un incontro con un’attivista delle isole Marshall, tra luoghi sulla più impattati dai test nucleari, come attività della sua Nuclear-Free World Foundation, creata dopo la visita di Papa Francesco.
In questa cornice l’incontro giapponese alcuni parlamentari dei Paesi del G7 è stato importante per le chiare parole della dichiarazione finale adottata. Che ribadiscono il desiderio maggioritario dei popoli di un disarmo nucleare completo: i governi sapranno realizzare questa richiesta pienamente democratica? L’Ucraina dimostra che il rischio è enorme: serve un cambio di rotta con il disarmo al centro del dibattito politico se vogliamo pace e sicurezza condivisa. La campagna “Italia, ripensaci” promossa da Rete Pace Disarmo e Senzatomica ha deciso di rilanciare a tutti i parlamentari la richiesta di adesione al Pledge (“impegno”) di Ican a favore del Trattato sulla proibizione delle armi nucleare. Una presa di posizione politica oggi più che mai necessaria considerando l’ormai prossimo arrivo anche nel nostro Paese (se non già realizzato, secondo alcuni indizi relativi a trasporti speciali) delle nuove bombe nucleari B61- 12. Ordigni che si possono installare anche su aerei italiani (in particolare gli F-35), con piloti italiani addestrati a sganciarle. Una forte pressione parlamentare potrebbe stimolare l’opportuna chiarezza sulla presenza di ordigni statunitensi sul suolo italiano, vero e proprio “segreto di Pulcinella” altamente pericoloso. Spingendo l’Italia non solo a partecipare come osservatore (come già fatto da alleati Nato) alla Seconda conferenza del Trattato TPNW di fine anno, ma soprattutto a raccogliere coraggiosamente il testimone del Giappone inserendo il tema del disarmo nucleare nell’agenda del vertice G7 in programma nel nostro Paese nel 2024.