«Pace positiva» e «disarmo umanitario»: se ne è parlato all’incontro di giovedì
«Le persone devono stare meglio, non sono gli Stati a dover avere migliori o peggiori trattati. Lavorare per il disarmo significa trasformare la società, e per questo riempirla di fiducia, aver cura delle persone». Questi alcuni dei concetti fondamentali messi a fuoco da Francesco Vignarca, coordinatore delle campagne della Rete Italiana Pace e Disarmo, e Aluisi Tosolini, dirigente scolastico e coordinatore nazionale Scuole per la Pace, nell’incontro di giovedì a San Maurizio di Erba sul tema «Pace, disarmo e non violenza. Un futuro possibile», nell’ambito del Mese della Pace 2023. Una «pace positiva» e un «disarmo umanitario» che implicano non solo promozione di campagne, proposte legislative, rapporti con le istituzioni, ma soprattutto lo stare con la gente del posto, dall’Ucraina alle «guerre ignorate» in altri territori. Una cura che ha caratterizzato l’esperienza pedagogica di Tosolini al liceo «Bertolucci» di Parma, una casa-scuola in cui il «service learning» intreccia apprendimento e pratica del volontariato. Francesco Vignarca ha iniziato il suo impegno a favore della pace nella parrocchia del suo paese, Eupilio. L’interesse per la convivenza pacifica, il Sud del mondo, la giustizia sociale lo hanno portato alla collaborazione con il Coordinamento Comasco per la Pace. Oggi è esponente di primo piano della Rete Italiana Pace e Disarmo, nata con l’intento di andare oltre le iniziative su disarmo e pace limitate all’emergenza e di strutturare un luogo di impegno continuativo, con un approccio non solo politico-morale ma anche scientifico e autorevole. Conclude poi: «Non farei questo lavoro se non credessi che occorre sempre fare un passo avanti, anche se è difficile far capire che le armi non risolvono i problemi. La nostra è una proposta concreta, lontana dalle generalizzazioni diffuse. La sfida va ben oltre il cessate il fuoco: concentrarsi sulla pura strategia è molto riduttivo».