Un lancio di AdnKronos sulla decisione del Governo di prorogare i termini per la possibilità di invio armamenti all’Ucraina
Trasparenza. Questo l’appello lanciato da Francesco Vignarca della Rete Pace e Disarmo e cofondatore di Milex – Osservatorio sulle spese militari italiane, al governo sulle decisioni per l’invio di armi all’Ucraina. “Bisognerà capire se il governo Meloni semplicemente prorogherà il meccanismo, attualmente in vigore fino al 31 dicembre 2022 o se verranno modificate le modalità – ha detto all’Adnkronos Vignarca – Questo sarà importante perché si potrebbe rendere tutto più trasparente. Fare passaggi parlamentari più frequenti oppure legare ogni invio a un passaggio parlamentare: non sappiamo cosa verrà deciso ma è sicuramente importante capire le modalità operative. Praticamente tutti altri Paesi che hanno sostenuto militarmente l’Ucraina hanno esplicitato cosa inviavano ed inviano e il controvalore, mentre l’Italia è uno dei pochi che ha sempre secretato tutto”.
“Tanto è vero che come Osservatorio Mil€x siamo riusciti a fare una valutazione dei costi solo indiretta grazie al fatto che la copertura di questo costo sarà garantito dal fondo europeo, l’European Peace Facility, a cui noi contribuiamo con dei soldi. E parliamo di una cifra complessiva di oltre 450 milioni di euro. L’intenzione di continuare ad inviare le armi all’Ucraina mi sembra sia stata confermata dal ministro Crosetto oltre che dal presidente Meloni, – ha sottolineato Vignarca – ma le modalità contano e non sono chiare. Noi, sin dall’inizio, abbiamo sempre evidenziato che l’invio di armamenti non favorisca un percorso di pace e indebolisce anche un possibile ruolo del nostro Paese di aiuto a percorsi negoziali.
“Auspico possano esserci cambiamenti, ma non me li aspetto. Mi aspetto solo una proroga di un meccanismo che tutto sommato ha avuto in questi ultimi mesi un ok di massima dalla stragrande maggioranza delle forze politiche. – ha concluso Vignarca – e senza cambiamenti si rischia di ridurre anche la capacità di controllo del parlamento che dovrebbe avere la possibilità di discutere anche sull’invio di armi, potendo avere informazioni complete e voce in capitolo sugli armamenti che vengono inviati: un sì preventivo, con un meccanismo quasi automatico che si ripete, configura una mancanza di controllo reale di quanto sta accadendo”.