Una mia intervista per Repubblica, alla vigilia della grande manifestazione per la Pace di Roma promossa da “Europe For Peace”
“Tutti i leader un passo indietro e senza bandiere di partito. Colpiti dalla lettera di Zuppi”. Tensioni? “Ci aspettiamo una bella festa di popolo”
La piazza pacifista è pronta. Francesco Vignarca, della Rete Pace e Disarmo – una delle organizzazioni che hanno dato vita al network internazionale “Europe for peace”, a capo della mobilitazione di sabato – prevede una marea di gente: “Alla manifestazione a Roma che chiede la pace in Ucraina, il cessate il fuoco subito e il negoziato, attendiamo fino a 100 mila persone: il doppio rispetto al 5 marzo scorso, l’altra grande manifestazione”. Allora furono in 50 mila. I progressisti sostenevano il governo Draghi ed erano presenti in ordine sparso. Le polemiche erano sull’invio di armi a Kiev e il sospetto di equidistanza tra aggressore (Putin) e aggrediti (il popolo ucraino). Ma adesso, l’appello della piazza pacifista allontana i dubbi: assicura Vignarca.
Vignarca, l’appello per il corteo che a Roma sabato da piazza della Repubblica confluirà alle 15 in piazza San Giovanni, sgombera il sospetto che pacifismo significhi equidistanza e filo putinismo?
“Ma non è mai stato così. Siamo sempre stati con il popolo ucraino. Voglio ricordare qui gli aiuti umanitari e le carovane “stop the war now” per l’Ucraina. Abbiamo denunciato la responsabilità politica di Putin, i crimini di guerra e la violazione del diritto internazionale. Però se vuoi essere attore di un negoziato, non puoi allinearti a uno schieramento. La Croce Rossa insegna”.
Tuttavia avete smussato la vostra piattaforma dove è stato tolto il riferimento al “no alle armi” e reso esplicito che state con il popolo ucraino?
“L’appello dice: condanniamo l’aggressore, rispettiamo la resistenza ucraina, ci impegniamo a sostenere e soccorrere il popolo ucraino”.
Ma le pallottole per voi non hanno colore, si equivalgono?
“La strada giusta per combattere i tiranni non è quella violenta. Noi crediamo in una politica “nonviolenta”, che significa togliere risorse alle spese militari per destinarle ai bisogni dei popoli. Però questo viene dopo. La pace è da chiedere adesso. E la pace non è filoputinismo, tutt’altro. E’ un processo per garantire diritti, democrazia e giustizia”.
Sarà una piazza con i leader dei partiti progressisti, a cominciare da Giuseppe Conte dei 5Stelle che ha provato a mettere il cappello sulla piazza pacifista, e gli avete dato l’alt. Ci sarà anche il Pd con Enrico Letta, la sinistra di Fratoianni e Bonelli. Ma tutti un passo indietro?
“Tutti un passo indietro e senza bandiere di partito, sabato. Poi vorremmo che facessero un passo avanti, che cioè dal giorno dopo si impegnino politicamente per la trattativa e il cessate il fuoco. Non so se verranno anche al corteo o solo a San Giovanni. Comunque bene che ci siano e che ascoltino cosa ha da dire Europe for peace. Però, ripeto, dal giorno dopo agiscano nella direzione della pace”.
Le posizioni sono diverse: il Pd è per l’invio di armi all’Ucraina, ad esempio.
“L’importante è che chi aderisce condivida i punti-chiave dell’appello, tra i quali la richiesta per il disarmo nucleare globale”
A Milano nello stesso giorno c’è la manifestazione per l’Ucraina organizzata da Calenda e Renzi che contestano la piazza arcobaleno, cosa risponde?
“Noi siamo concentrati sulle nostre iniziative e non possiamo pensare alle polemiche, vista la gravità della situazione. Però è inaccettabile che si dipinga la piazza di Europe for peace come contrapposta alla popolazione ucraina e “favorevole” a Putin. Magari da parte di chi in passato stringeva accordi commerciali con il governo russo (nonostante l’embargo europeo) , mentre noi denunciavamo vendite di armi e rischio di trasferimento di tecnologia a vantaggio del programma di riarmo di Putin”.
L’elenco delle adesioni è lungo una quaresima: Arci, Acli, Cgil-Cisl-Uil, Comunità di Sant’Egidio, Tavolo per la pace, la rete di Ong, Libera, Anpi, Legambiente, Wwf e tantissime altre. Le ultime adesioni quali sono?
“Si sono aggiunte tra gli altri, realtà religiose come Comunione e Liberazione, la Diaconia valdese, Coreis comunità religiosa islamica italiana, l’Istituto buddista italiano Soka Gakkai. Dopo otto mesi di guerra, niente è più urgente della pace. “.
Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, vi ha inviato una lettera. Era attesa? E cosa l’ha colpita?
“Sono parole bellissime in cui invita tutti a mettersi in marcia per la pace. Scrive Zuppi: ‘Uccidere un uomo significa uccidere un mondo intero. E quanti mondi dobbiamo vedere uccisi per fermarci? Quante volte devono volare le palle di cannone prima che siano bandite per sempre? Quante orecchie deve avere un uomo prima che possa sentire la gente piangere?’ Sono parole toccanti. Speravamo di ricevere una sua lettera, ma il contenuto e le riflessioni vanno oltre le nostre aspettative”.
Si temono infiltrazioni dei centri sociali sabato?
“Ci aspettiamo una bella festa di popolo, non ci sembra che ci siano tensioni”.