Con Francesco Vignarca di Rete Italiana Pace e Disarmo esploriamo la crescita delle spese militari italiane e globali, già largamente avviata prima della guerra in Ucraina – Intervista per Riforma e Radio Beckwith Evangelica
L’esportazione di armi dall’Italia tocca una cifra record, mentre in Europa si chiude un occhio sugli abbondanti finanziamenti che riceve l’industria bellica. Sarebbe facile pensare che si tratti delle conseguenze della guerra in Ucraina e della reazione occidentale, ma si parla in realtà di sguardi legati al 2021: prima che Putin lanciasse l’invasione su larga scala del paese confinante.
Nella trasmissione di RBE Cominciamo Bene abbiamo intervistato Francesco Vignarca, attivista di Rete Pace e Disarmo, per capire cosa sia emerso dalla relazione annuale al Parlamento italiano sugli export bellici e dall’analisi della ong olandese Pax sui finanziamenti bancari nell’industria degli armamenti.
I dati italiani fanno seguito alle autorizzazioni, molto generose, concesse negli anni scorsi. Il commercio di armi è complesso, perché spesso ci vogliono diversi anni per produrre il materiale richiesto. Viste le tante autorizzazioni passate, ci si aspettava una concretizzazione degli acquisti, e così è stato per il 2021: le aziende belliche italiane hanno esportato armi per un valore di 4,8 miliardi di euro. Ora la guerra in Ucraina può portare ad una nuova accelerazione: la tendenza globale, non solo italiana, degli ultimi decenni è già stata quella di un aumento costante della spesa per le armi, ma ora quasi tutti i paesi vogliono aumentare ulteriormente i budget militari.
Pax ha quindi studiato gli intrecci di questo settore con la finanza e le banche, specie per quanto riguarda l’Europa. Le principali banche investono decine di miliardi di euro nell’industria bellica, anche se questo non sarebbe in linea con i trattati europei. Ma la politica continentale non ha intenzione di mettersi di traverso, anzi: ora sta prendendo piede addirittura la proposta di inserire questa industria nella tassonomia verde europea, per ottenere finanziamenti pubblici.
Qui c’è l’audio completo dell’intervista con Vignarca, nella quale abbiamo anche cercato di capire come mai il dibattito su questi temi sia raro e poco intenso.
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