Intervista per Repubblica.it
L’organizzatore della manifestazione di oggi: “Chiediamo una iniziativa diplomatica multilaterale rafforzando il ruolo delle Nazioni unite”. E sullo strappo della Cisl: “Molte sezioni locali parteciperanno”
“I pacifisti oggi in piazza non sono d’accordo con l’invio delle armi a Kiev”. Francesco Vignarca, coordinatore delle campagne della Rete per la pace e il disarmo, che organizza la manifestazione, racconta dei quaranta appelli che sono arrivati nelle ultime ore per precisare la piattaforma. Perché una è la manifestazione, ma tanti volti ha il pacifismo.
Vignarca, condanna “senza se e senza ma” all’invio delle armi all’Ucraina?
“Nell’invito alla piazza non c’è questo punto, proprio per essere rispettosi delle posizioni di tutti e lasciare spazio alle diverse sensibilità. Ma nel documento della Rete per la pace e il disarmo è chiara la contrarietà rispetto all’invio alle armi”.
Non siete però riusciti a convincere la Cisl? E chi altri?
“La Cisl, soprattutto. Poi c’è stato un certo caos sulle bozze che sono circolate e alcuni movimenti hanno pensato che fosse stata tolta la contrarietà dell’invio della armi all’Ucraina: era un fraintendimento. Comunque la Cisl nazionale si è dissociata, ma molte Cisl locali stanno facendo i pullman e verranno come gli altri sindacati”.
Quali sono gli altri punti controversi? No all’allargamento della Nato a est, la neutralità dell’Ucraina?
“Noi siamo sempre stati e siamo per il superamento delle alleanze militari, trasformando la Nato stessa. Nel documento scriviamo: superare il blocco militare, che ci sembra foriero di conflitti e non propedeutico alla pace. Noi puntiamo alla pace e a un sistema di sicurezza condiviso”.
La piazza per la pace è anche una piazza anti governativa e contro le decisioni dell’Europa?
“No. Non posso ovviamente parlare per tutti. Ma la piazza è contro l’aggressione dell’Ucraina da parte di Putin, contro questa guerra e tutte le guerre, per la pace, per la protezione dei civili. Dopo di che, critichiamo la scelta dell’Italia e dell’Europa dell’invio di armi a Kiev, perché non ci sembra un fatto positivo. Siamo per una politica di neutralità attiva”.
Cosa significa neutralità attiva?
“Non schierarsi in maniera manichea ma partire dalle esigenze delle popolazioni: noi siamo convinti ad esempio, che la maggioranza del popolo russo non voglia la guerra. Chiediamo una iniziativa diplomatica multilaterale rafforzando il ruolo delle Nazioni unite”.