Il Segretario generale dell’Onu Guterres chiede di intervenire per scongiurare una catastrofe nel Paese. Appello delle organizzazioni umanitarie italiane per uno stop alla vendita delle armi che alimentano il conflitto. Francesco Vignarca di Rete italiana pace e disarmo: “dobbiamo investire sulla pace, dare aiuti umanitari e ricostruzione”
Intervista per Radio Vaticana
Se non si interviene immediatamente milioni di vite potrebbero andare perdute nello Yemen con conseguenze che si ripercuoterebbero nel futuro. E’ l’allarme delle Nazioni Unite sulla situazione di imminente pericolo che vive la popolazione stremata da anni di guerra, dalle difficoltà di accesso degli aiuti umanitari e recentemente colpita da inondazioni e invasioni di locuste. “Questo – afferma il Segretario Generale dell’Onu, Antonio Guterres – deriva dalla combinazione della drastica riduzione dei finanziamenti per le operazioni di soccorso coordinate dalle Nazioni Unite nel 2020 rispetto al 2018 e 2019, del fallimento nel supportare il sostegno esterno per l’economia del Paese, dell’impatto del conflitto in corso e degli impedimenti imposti dai potenti yemeniti e da altre parti al lavoro salvavita delle agenzie umanitarie”.
Per Francesco Vignarca, coordinatore delle campagne di Rete italiana pace e disarmo, la situazione è devastante e purtroppo continua a peggiorare. “Dopo oltre 5 anni e mezzo di conflitto – afferma a Vatican News – lo Yemen è un Paese distrutto, ha già avuto 100mila vittime, tra cui più di 12mila sono civili e i bambini sono i più colpiti. A causa dell’aumento dei combattimenti, 10 milioni di yemeniti soffrono la fame e 20 milioni non hanno accesso ad acqua pulita e servizi igienico-sanitari, su circa 29 milioni di popolazione complessiva”.
La più grave crisi umanitaria al mondo
Lo Yemen vive da anni la peggiore crisi umanitaria del mondo. La guerra che lacera il Paese è iniziata nel 2014. Dapprima come conflitto interno, tra i ribelli Houthi e il governo del presidente Hadi, poi nel 2015 con l’intervento di una coalizione a guida saudita a sostegno del governo di Hadi. Le difficoltà in cui vive la popolazione si sono moltiplicate negli anni e la situazione è stata ulteriormente peggiorata dalla pandemia di coronavirus e dall’epidemia di colera. I tassi di malnutrizione acuta tra i bambini sotto i 5 anni, registrati in Yemen da Fao, Unicef e Word food programme e resi noti il mese scorso, sono i più alti mai riscontrati in alcune zone del Paese e superano la quota di 500mila nei distretti meridionali.
L’export di armi supera di tre volte quello degli aiuti
Intanto, non accenna a fermarsi l’export di armamenti dai Paesi del G20 verso l’Arabia Saudita, che guida la coalizione, e i suoi alleati: dal 2015 al 2019 sono stati esportati 17 miliardi di euro in armi, tre volte il valore degli aiuti stanziati dagli stessi Paesi per alleviare le sofferenze del popolo yemenita. È questa la denuncia rilanciata da Amnesty International Italia, Movimento dei Focolarli, Oxfam Italia, Save the Children Italia e Rete Italiana Pace e Disarmo alla vigilia del vertice G20, che si conclude oggi ed è ospitato proprio dall’Arabia Saudita. “Questo – commenta Vignarca – fa capire l’incoerenza del richiamare il principio umanitario e poi continuare invece a perseguire una logica fondata su profitti di guerra. È davvero incredibile che Paesi evoluti continuino su questa strada e purtroppo su questa strada sta andando anche l’Italia”.
La richiesta delle organizzazioni umanitarie italiane
Tra il 2015 e 2019 – prosegue Vignarca – l’Italia ha autorizzato 845 milioni di euro di export di armamenti verso l’Arabia Saudita a cui si aggiungono oltre 700 milioni di euro verso gli Emirati Arabi Uniti. Negli ultimi mesi si registrano consegne di armi e munizioni per un valore di decine di milioni di euro, mentre è in vigore da metà 2019 un blocco voluto dal Parlamento e dal governo per la spedizione di alcuni sistemi d’arma, missili e bombe, verso questi Paesi. Il blocco dovrebbe scadere all’inizio del 2021. “Noi chiediamo che invece venga rinnovato e che riguardi qualsiasi arma – aggiunge il coordinatore di Rete pace e disarmo – e che le promesse di finanziamenti per la ricostruzione siano mantenute, perché non si può continuare a vedere la sofferenza del popolo yemenita”.