Si celebra oggi nel mondo la «Giornata internazionale per la totale eliminazione delle armi nucleari», voluta 4 anni fa dall’Onu nella data in cui, nel 1983, Stanislav Petrov salvò il mondo. Chi era Stanislav Petrov, vissuto nell’anonimato e purtroppo scomparso da poco?
Era un Colonnello dell’Armata Rossa che in quella sera di autunno vide sugli schermi dei computer della sua stazione di comando una segnalazione di missili balistici provenienti dagli Stati uniti e pronti a impattare sul suolo sovietico. Al posto di far partire, come da procedure, una risposta missilistica nucleare decise di attendere e verificare. Sette minuti, quelli dei tempi di volo previsti per tali missili, divenuti lunghissimi e alla fine dei quali la segnalazione si rivela poi un falso allarme. Quella notte davvero Petrov ha salvato la vita di buona parte degli abitanti di questo pianeta.
La data e la celebrazione quest’anno assumono ancora più importanza perché cade in corrispondenza con le crescenti tensioni tra Stati uniti e Corea del Nord proprio su questioni legate allo sviluppo di arsenale nucleare messo in atto da Kim Jong-un. Secondo gli esperti la Corea del Nord dovrebbe avere materiale fissile per poter costruire tra le 30 e le 60 testate nucleari, mentre è ignota la presenza di vettori relativi. Di certo l’escalation militare potrebbe essere dietro l’angolo e il comportamento irresponsabile di Trump e Kim non fa che avvicinarla. Dimostrando come la deterrenza dell’armamento nucleare, tanto invocata e magnificata da chi non ne vuole la messa al bando, non funziona per prevenire una proliferazione pericolosa. Non resta dunque che sperare nella presenza futura di molti altri Stanislav Petrov, come antidoto a questa situazione.
La Giornata Internazionale assume grande rilevanza anche per l’apertura alla firma la scorsa settimana del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, votato a New York lo scorso 7 luglio e ora già firmato da oltre 50 Stati (3, tra cui Vaticano e Thailandia, hanno provveduto anche alla sua ratifica); il testo diventerà norma internazionale quando verrà ratificato dal almeno 50 paesi. Organizzazioni, associazioni, campagne hanno premuto affinché la comunità internazionale comprendesse che la grande distruttività e inumanità intrinseca delle armi nucleari è ormai da mettere fuori dalla storia. Un progetto che ovviamente sta vedendo l’opposizione delle potenze nucleari, e dai Paesi sotto il cosiddetto «ombrello nucleare», come evidenziato dal durissimo comunicato dell’Alleanza atlantica nel giorno dell’apertura alla firma del Trattato: «Finché esisteranno le armi nucleari, la Nato rimarrà un’alleanza nucleare. Facciamo presente ai nostri partner e a tutti gli Stati che stanno considerando di sostenere questo Trattato di riflettere seriamente sulle sue implicazioni per la pace e la sicurezza internazionali». Più minaccia che documento politico congiunto, con una chiusura netta e durissima: «Non accetteremo alcun tipo di argomento per cui questo Trattato possa in qualsiasi modo contribuire allo sviluppo di una legge internazionale vincolante». Parole che rendono difficile cambi nelle politiche anche del nostro Paese ma che evidenziano chiaramente un imbarazzo e una difficoltà non banali.
Anche la società civile italiana si è mobilitata in questi anni e oggi rilancia la campagna di pressione «Italia Ripensaci!» affinché il nostro Paese non si accodi alle false motivazioni delle potenze nucleari. Certamente il disarmo completo di tutti gli ordini atomici avverrà solo con i dovuti passi intermedi ma continuare a richiamare il Trattato di non proliferazione, utile a bloccare in qualche modo l’espansione degli arsenali ma ormai bloccato da 30 anni sulla questione del disarmo, non è certamente una scelta credibile. Se l’Italia non lo vuole fare da sola potrebbe tranquillamente far nascere un’iniziativa a livello europeo. Si è parlato di questi scenari lo scorso week-end nel XVII convegno di Castiglioncello promosso dall’Unione degli scienziati per il disarmo. Se ne parlerà ancora il 10 ottobre in occasione del Premio colombe d’oro per la Pace assegnato quest’anno da Archivio Disarmo proprio alla campagna internazionale Ican che ha seguito è supportato il percorso per arrivare al Trattato di messa al bando.