Nel 2015 l’Italia ha triplicato l’export di armi e lo scorso mese, davanti allo schieramento delle Forze speciali in Libia, l’opinione pubblica italiana non ha fatto una piega. Mentre teologi e intellettuali chiedono il superamento della teoria della guerra giusta e tanti sperano in una nuova enciclica del Papa sul tema, la maggior parte dei fedeli appare insensibile al tema. Cosa sta succedendo? L’abbiamo chiesto a chi, di pace, si occupa tutti i giorni
Ecco la prospettiva e l’obiettivo della bella inchiesta che Emanuela Citterio e Laura Bellomi hanno scritto per il numero di settembre della rivista Jesus. Chiedendo qualcosa anche a me, che così ho risposto…
«Ad esempio Rete italiana per il disarmo si è sempre più connessa a reti analoghe di altri Paesi, internazionalizzando sia il lavoro di monitoraggio della spesa militare e del commercio di armi, sia le campagne». Secondo Francesco Vignarca, coordinatore della Rete italiana per il disarmo, «al pacifismo di cuore oggi si deve associare il pacifismo di testa: le marce vanno benissimo, ma si può dare un contributo competente sui temi soltanto lavorandoci per 365 giorni l’anno».
Rete disarmo negli ultimi anni ha dato vita a diverse campagne di sensibilizzazione come Taglia le ali alle armi, nata nel 2009 con l’intento di fermare l’acquisto da parte dell’Italia dei cacciabombardieri d’attacco F-35, e le associazioni che la compongono sono particolarmente attive nel monitorare la vendita di armi da parte del Governo e, attraverso lo studio dei dati e la pubblicazione di resoconti dettagliati, la spesa per gli armamenti. Di recente la Rete ha presentato in Parlamento un report che mostra uno spostamento progressivo delle vendite di armi italiane, negli ultimi cinque anni, verso il Medio Oriente e i Paesi del Nordafrica, cioè le aree più calde del mondo. Una dinamica che, di fatto, non rispetta i principi della Legge 185 che vieta vendite a Paesi in conflitto, con violazioni dei diritti umani, con eccessiva spesa militare. «Un’analisi accurata dei dati spesso è più e cace di qualsiasi discorso sulla pace. Per questo negli ultimi anni abbiamo scelto di “specializzarci” sempre di più, acquisendo competenze solide sugli argomenti di cui ci occupiamo. Non si può pensare alla pace solo come geopolitica dei conflitti. Pacifismo è anche la finanza etica, il commercio solidale, tutti quei movimenti sociali e di cittadinanza attiva che cercano di riportare giustizia ed equità. Anche la dottrina sociale della Chiesa ci dice che la pace non è solo assenza di violenza, ma nasce dalla giustizia».
In allegato il PDF con l’inchiesta completa.