Sei volantini distribuiti in circa nove mesi. Ma cosa credevano di fare questi pochi studenti più che ventenni, affiancati solo in seguito da uno dei loro insegnanti? Come potevano pensare di sconfiggere così il mostro del partito nazista e della dittatura di Hitler? Eppure ancora oggi li ricordiamo, la “Rosa Bianca” non è sfiorita. Gli sgherri della Gestapo, gli asserviti giudici che li hanno processati, i boia che li hanno giustiziati e mandati a morte in poche ore nulla hanno potuto: noi oggi ci ricordiamo di Hans e Sophie Scholl, Christoph Probst, Alexander Schmorell e Willi Graf. E non di loro.
Se ancora oggi ci si ferma a riflettere sulle loro azioni e sui loro sacrifici è perché quanto hanno compiuto va molto al di là di un’azione di testimonianza velleitaria e che, magari per la maggioranza di quelli che la sentono per la prima volta, potrebbe essere considerata nel migliore dei casi “infantile”. Al contrario, e non a caso la reazione dell’apparato nazista è stata spietata e crudele. Di solito non si reagisce in questo modo di fronte una minaccia che si considera banale e debole. Ma se leggiamo le parole della sentenza che ha mandato a morte i giovani attivisti cristiani della Rosa Bianca capiamo la grande paura che questa rivolta nonviolenta ha instillato nei burocrati di uno degli apparati repressivi più crudeli della storia umana.
“Gli accusati hanno, in tempo di guerra e per mezzo di volantini, incitato al sabotaggio dello sforzo bellico e degli armamenti, e al rovesciamento dello stile di vita nazionalsocialista del nostro popolo, hanno propagandato idee disfattiste e hanno diffamato il Führer in modo assai volgare, prestando così aiuto al nemico del Reich e indebolendo la sicurezza armata della nazione. Per questi motivi essi devono essere puniti con la morte”
Ma è proprio questa violenta reazione a dimostrare nel modo più esplicito che, con le loro parole e azioni, avevano davvero colpito nel segno… che avevano chiaro in mente l’unico modo reale di vincere la barbarie nazista e della guerra: non solo uccidendo il tirano (che non è ma “da solo” a tenere in piedi un totalitarismo), o solo ripartendo da zero dopo aver fatto macerie di un popolo e di un territorio (con i rischi che conosciamo… la storia della Germania ce lo insegna).
Ma entrando nei cuori e nelle menti, per costruire una vera società di Pace e Giustizia. E mettendo in pratica la profonda frase di Gandhi: “Ci sono cose per cui sono disposto a morire, ma non ce ne è nessuna per cui sarei disposto ad uccidere”
Una vera scelta di nonviolenza, non solo teorica ma messa in gioco a prezzo del proprio sangue, che ancora oggi ci fa ricordare la Rosa Bianca. Per non farla sfiorire mai.