Il jet della Lockheed Martin ancora al centro di problemi tecnici e impennate dei costi. Un’altra brutta notizia per il programma più costoso della storia dell’aviazione militare dopo la scoperta dei rischi per i piloti magri e i problemi al motore
La maledizione non abbandona il supercaccia F35. Questa volta durante i test dell’aereo della Lockheed Martin è stato scoperto che i serbatoi del jet potrebbero perdere carburante per l’eccessiva pressione durante alcune manovre in volo. Il “potenziale a basso rischio” dell’ultimo guaio ai serbatoi è stato scoperto alla fine del 2015 durante i test ed è stato confermato da un portavoce per l’Ufficio del programma comune.
Con 154 velivoli consegnati fino ad oggi, e un altro anno di prove all’orizzonte, lo sviluppo del programma Jsf (il nome in codice di Joint strike fighter l’aereo più tecnologicamente avanzato al mondo) sin dal suo inizio è stato costellato di ritardi, correzioni costose e soluzioni alternative.
Per quanto riguarda il programma, è confermato che l’Italia acquisterà fino ad un massimo di 38 velivoli entro il 2020, ma ancora non ci sono novità, con il Governo che sta conducendo una “rivalutazione” sulla base delle mozioni parlamentari approvate a suo tempo che chiedevano il dimezzamento della spesa del programma. «Questo ennesimo rinnovo del contratto per sistemare uno dei numerosi problemi dimostra quanto dicevamo da tempo: il programma dei caccia F35 sembra essere disegnato e pensato più per le esigenze dell’industria delle armi che per le reali necessità delle aeronautiche militari dei paesi partner. Tutte le previsioni di spesa possibili saranno in costante lievitazione», attacca Francesco Vignarca della Rete disarmo.
I costi sono infatti lievitati senza sosta. La Royal Air Force, l’aeronautica militare del Regno Unito, ha svelato quanto spenderà per il supercaccia: oltre 2 miliardi e cento milioni di sterline, che in euro significa due miliardi e 750 milioni per avere il suo primo squadrone. Un reparto di 14 aerei dal costo di più di 200 milioni di euro l’uno, perché nella cifra elaborata dalla National Audit Office (Nao, l’organo che valuta la spesa pubblica per conto del Parlamento) viene conteggiato quanto lo stormo ha bisogno per il suo funzionamento: dell’acquisto degli aeroplani alle parti di ricambio principali, fino agli equipaggiamenti di supporto.
PROBLEMI SENZA FINE
Tutta la messa a punto del cacciabombardiere – il programma più costoso e discusso del dopoguerra – è stata segnata da ostacoli, che derivano soprattutto dalla particolare progettazione con simulazioni 3D per ridurre costi ed evitare la costruzione di prototipi. Cifre stratosferiche con continue polemiche e rimpalli tra la Stati Uniti e gli otto partner coinvolti nel progetto: Regno Unito, Italia, Olanda, Canada, Turchia, Australia, Norvegia e Danimarca.
«Il Joint Office Program sta lavorando per accelerare il tempo per le correzioni e tutte le energie sono convogliate per risolvere ogni problema entro il 2017», ha spiegato il portavoce dell’Air Force Christopher Karns al magazine Defense News. La notizia del ritardo è un altro duro colpo al programma Joint Strike Fighter, che quest’anno prevede di arrivare di annunciare la variante F35A finalmente operativa.
Lavorare alacremente per far debuttare il jet da combattimento del futuro al Salone di Farnborough nel Regno Unito la prossima estate è l’obiettivo del colosso della difesa americano Lockheed Martin che sviluppa il caccia di quinta generazione. In imbarazzo per un programma con continui sforamenti dei costi e anni di ritardi, l’aereo è stato costretto a saltare la più importante vetrina internazionale già nel 2014 dopo un incendio del motore e la conseguente messa a terra della flotta.
Se il 2014 è stato l’anno dei problemi al motore (in un’ispezione di routine è emersa una “frattura” in una delle pale della turbina del reattore), l’anno successivo è stato segnato del seggiolino eiettabile. La questione ha perseguitato il Pentagono dalla scorsa estate, quando è emersa la preoccupazione per un aumento del rischio di lesioni al collo per i piloti. I test in corso avevano infatti evidenziato un alto pericolo quando il sedile viene espulso durante voli a bassa velocità e con piloti esili. Il sistema di razzi che orienta il lancio, in modo da evitare impatti con il velivolo e stabilizzare la caduta prima di aprire automaticamente il paracadute, fa cilecca se il peso dell’ufficiale è sotto i 62 chilogrammi.
di Michele Sasso