Nessun nuovo elemento è emerso dal “Question Time” alla Camera dedicato ai caccia: il ministro della Difesa, dopo aver smentito l’acquisto di 32 aerei (“non confermato da nessuna fonte”), non ha voluto condividere altri elementi con il Parlamento. Irrisolte le questioni sollevate dalla campagna “Taglia le ali alle armi”. Da un anno e mezzo i movimenti pacifisti hanno chiesto senza successo un incontro al ministro Pinotti
Siamo stati facili profeti: nella sua risposta al “Question Time” del 14 ottobre 2015 sugli F-35 la ministro Pinotti si è limitata solamente a richiamare precedenti decisioni e documenti (gli stessi che non chiarivano al meglio la situazione…) confermando che secondo “il profilo di acquisizione previsto e in linea con quanto approvato in sede parlamentare, gli unici impegni assunti dall’Italia riguardano otto velivoli”.
Come avevamo previsto sono state quindi smentite – con un “balletto” ormai replicato più volte – le notizie sulle 32 acquisizioni riportata dal Sole 24 Ore in quanto “non corrette in merito agli impegni nazionali assunti per il programma F-35 e precisando che il numero di 32 aerei non è confermato da nessuna fonte”.
Quello che invece le parole della Ministra confermano è il profilo di opacità della Difesa sulla questione F-35 quando afferma che “non vi siano nuovi e diversi elementi da comunicare in Parlamento riguardo a questo” caso. Elementi di interesse che al contrario sarebbero molti e pure chiaramente individuabili (basta leggersi le domande da tempo avanzate dalla Campagna “Taglia le ali alle armi”). Solo che fornirli con chiarezza creerebbe un po’ di imbarazzi per il Ministero. Da un lato infatti si andrebbe a confermare quanto i disarmisti sostengono da anni e cioè che gli unici aerei che siamo obbligati a comprare sono quelli con contratto confermato nel “buy year” (di norma il terzo per ciascun lotto) e che tutti gli altri possono essere bloccati (tenendosi solo i pezzi già acquistati con contratti preliminari, attualmente per ulteriori 6 aerei). Di fatto quindi smontando il meccanismo di “ricatto” proposto numerose volte anche in Parlamento quando si suggeriva che una volta iniziate le tappe di acquisto per ciascun velivolo si fosse obbligati a portarle tutte a termine.
Da un altro lato, poi, la diffusione dei dati reali sulla pianificazione e l’avanzamento dei contratti permetterebbe di smontare anche i conteggi “a spanne” e mai dettagliati sui ritorni industriali ed occupazionali. Mettendo quindi sotto scacco il “trucchetto” che la Difesa continua a riproporre per poter obbedire alle Mozioni Parlamentari sul dimezzamento del budget a disposizione del programma JSF da farsi, secondo loro, “tenendo conto dei ritorni economici e dei caratteri industriali da esso derivanti” (è questa l’ambigua formula inserita nel testo votato dal Parlamento).
La Ministra Pinotti ha inoltre affermato che “giova evidenziare, in questa sede, come nel documento programmatico pluriennale 2015 siano già state fornite tutte le indicazioni sullo stato di avanzamento e sugli impegni assunti per il programma F-35, sui ritorni economici e occupazionali previsti, nonché sugli indirizzi governativi per il futuro”. Ma se dice questo forse non ha letto con attenzione il DPP 2015 (che peraltro non è ancora stato discusso e votato in seno alle Commissioni Difesa di Camera e Senato) nel quale sono presenti solo gli scarni elementi globali per l’anno in corso e le solite chiacchiere sui ritorni industriali/occupazionali. E nel quale sono pure evidenziati oneri complessivi stimati per circa 10 Miliardi di euro, proprio come in tutti i DPP precedenti… alla faccia del dimezzamento.
I presentatori dell’interrogazione hanno commentato negativamente le risposte della ministra, in particolare per voce dell’On. Marcon che ha pure richiamato un recente attacco televisivo della Sen. Pinotti alla Rete Disarmo: “Signora Ministra, ma a lei non piange il cuore per questi soldi buttati? Signora Ministra, perché a proposito di F35 e di armi, qualche settimana fa, in una trasmissione televisiva, ha accusato la Rete Disarmo di dire bugie come Salvini? Se lo avessimo fatto noi colleghi – mi passi l’iperbole ironica – ci avrebbe mandato la Folgore sotto casa. Allora, si scusi con i pacifisti. Da un anno e mezzo le hanno chiesto un incontro sugli F35 e lei glielo nega. Ma di cosa ha paura?”
La sintesi è che ancora una volta, dunque, non si è avuta alcuna possibilità di accedere ai contratti per capire davvero la situazione sugli acquisti. E chi è interessato veramente a comprendere qualcosa sul programma militare più costoso della storia sarà costretto a fare il solito lavoro di indagine con le altre fonti a disposizione (in particolare quelle USA).