Con molto piacere metto a disposizione di tutti anche sul mio sito il Report “A Faithful Ally: why is Italy buying F-35s?” realizzato dal ricercatore della University of British Columbia Fabio Resmini, che ha avuto la bontà di sentire anche il mio parere a riguardo.
Non deve stupire una prospettiva “canadese” sul percorso travagliato (per fortuna, anche grazie a noi) dell’acquisto da parte dell’Italia dei cacciabombardieri del programma Joint Strike Fighter: anche nel Paese nordamericano le polemiche e le omissioni governative sono state ampie… Qualcosa che ricorda le dinamiche di casa nostra.
Purtroppo la conclusione sembra essere quella di una strada segnata, per troppa “alleanza fedele” italiana nei confronti dell’ingombrante politica estera e militare statunitense. Interessante è però notare come anche da un punto di vista non strettamente disarmata le opportunità di operare scelte ben diverse sulla questione ci sarebbero state. Come nota Resmini:
“One final consideration concerns the possibility of buying F-35s off-the-shelf, which was not pursued by JSF partners. As we have seen, given the absence of technological returns – and therefore that operational sovereignty could not be guaranteed anyway – buying F-35s off-the-shelf would have been a better option, as it would have entailed lower costs and allowed more flexibility. If, on the one hand, it is true that cost estimates were not accurate and expected costs were exceeded, on the other hand, it is also undeniable that the nature and structure of the JSF programme itself – joint programme aiming to create economies of scale with huge asymmetries between the main contributor and its partners – contributed in putting pressure on potential JSF partners to get on board”.
In definitiva, quanto la campagna Taglia le ali alle armi dice da tempo è confermato anche da analisi indipendenti di prospettiva internazionale, ma ai decisori politici nostrani questo poco interessa…