L’annuncio ha fatto partire immediatamente le più fantasiose e sbeffeggiati razioni, soprattutto sui social network: ma davvero si è scelto “verybello.it” come dominio per un portale inteso a rilanciare l’offerta turistica italiana in occasione di Expo2105?? Eppure il ministro Franceschini, molto contento di questa operazione, non si è certo tirato indietro dopo la prima bufera e ha difeso la sua scelta anche cercando di girare a proprio favore (con scarsi risultati, va detto) gli stessi lazzi provenienti dalla rete.
Fin qui la parte che si può in un certo senso definire divertente, anche se è più il registro tragico quello che ricorda altri costosi fallimenti del passato in questo ambito con il lancio da parte di Rutelli di italia.it (altro portale costato troppo e senza alcun ritorno vero). Poi però le battute fanno spazio a considerazioni più serie riguardanti l’impostazione complessiva del progetto e i suoi costi. Nessuno ha infatti idea di quanto sia costato il sito (nella conferenza stampa ufficiale il Ministro parla solo di 5 milioni per l’intero progetto) e soprattutto non si capisce come mai il portale (inteso ovviamente per i turisti stranieri) sia solo in italiano! Una legittima ed importante curiosità, che circola su Twitter e per la quale mi risponde lo stesso profilo ufficiale del Ministero:
non in grado però di spiegare in alcun modo il motivo arcano per cui si sia reso necessario il lancio “anticipato” di una versione ancora incompleta (eccome!) del portale.
La curiosità si sposta quindi dal commento di un semplice e quasi divertente scivolone della nostra Amministrazione, da sempre poco “alfabetizzata” per quanto riguarda le nuove strade del web (ma che problema se rimaniamo a questo punto in un ambito strategico come il turismo!). Grazie però all’attenzione e al dibattito su Twitter vengono fuori ulteriori elementi problematici e rilevanti.
Il primo spunto lo fornisce l’utente @PMO_W che segnala con una misura whois come il dominio sia ancora in carico e in capo alla realtà di comunicazione che ha (con ogni probabilità, visto che non è noto il bando!!) sviluppato il progetto di sito. Balza subito agli occhi la presenza di un Registrar (cioè di chi in pratica gestisce i server su cui i file del website sono ospitati) molto “comune” e di norma non utilizzato per progetti del genere: Aruba.
E’ a questo punto che il sorriso si trasforma in ghigno di stupore e fa sospettare l’ennesima operazione pasticciata (ed occasione persa) per promuovere all’estero il nostro Paese. Qui si tratta di elementi “minimi” per la gestione di un sito, che anche uno poco esperto come me (ma che ha bazzicato la costruzione di portali) riesce a comprendere.
Il colpo di scena finale si ha poi grazie al lavoro di Paolo Maria Luino che grazie ad un “reverse lookup” individua l’indirizzo IP del sito verybello.it e scopre che non vi è stato dedicato un server apposito, ma che si trova in condizione di “server sharing” (grave! perché si tratta di un sito di un’Amministrazione pubblica e invece su quella macchina hanno accesso webmaster più disparati!).
Non stiamo parlando di uno o due altri siti, ma di ben 387! E di che tipo? Beh, tra i nomi c’è l’imbarazzo della scelta (vedi qui) ma alcuni sono francamente inaccettabili per un progetto del genere. Si può avere come “vicini di server” di una delle possibili vetrine d’Italia siti come (citando Luino): “DIARRHOEA.IN (sito indiano) oppure ANALPORNFREE.ORG (non cliccatelo, è proprio ciò che pensate che sia!) o ancora ESCORT-PRAGUE-SEXY-GIRLS.COM o WAP95.XXX”??
Ecco, tutti questi dubbi li abbiamo subito esposti al Ministro (che ieri era stato molto veloce nella risposta “a denti stretti” all’ironia della Rete”) non ricevendo al momento (Domenica sera) alcun riscontro.
Speriamo in bene… e speriamo soprattutto di poterci poi vedere chiaro anche nei termini del bando.
NB. Per alcune considerazioni (anche tecniche) sensate e fatte da chi conosce bene la materia vi segnalo >
http://mgpf.it/2015/01/25/verybello-le-mie-considerazioni-tecniche.html
http://digitalchampions.it/archives/verybello-come-trasformare-una-disfatta-una-opportunita/