Terzo settore e associazioni non violente: 50mila firme per una proposta di iniziativa popolare
C’è l’articolo 52 della Costituzione che assegna ai cittadini tutti il sacro dovere di difendere la patria. E l’articolo 11 che stabilisce il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Di fatto però tutto è affidato ai militari. Ma «Un’altra difesa è possibile», dicono le associazioni del Terzo settore e del pacifismo. Che lanciano la raccolta di 50mila firme per sostenere una proposta di legge di iniziativa popolare su «Istituzione e modalità di finanziamento del Dipartimento della Difesa civile, non armata e non violenta». Già nel 2013 la legge di stabilità aveva stanziato 9 milioni per il triennio per la sperimentazione con 500 volontari di Corpi civili di pace. Iniziativa al palo, denuncia Giulio Marcon di Sel.
La proposta popolare prevede l’istituzione di un Dipartimento, presso la Presidenza del Consiglio, che comprenda la sperimentazione dei Corpi civili di pace, l’Istituto di ricerche su pace e disarmo e forme di collaborazione con i dipartimenti di Protezione civile, Gioventù e servizio civile e coi Vigili del fuoco. Per l’avvio, 100 milioni spostati dal bilancio delle spese militari, «sostanzialmente immutate nonostante la crisi». Poi la scelta del 6 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche. Promotori: Cnesc, Forum servizio civile, Rete della Pace, Rete italiana disarmo, Sbilanciamoci!, Tavolo interventi civili di pace.
Mao Valpiana del Movimento Nonviolento spiega che «il termine della campagna sostenuta da più di 200 associazioni sarà il prossimo 2 giugno, festa della Repubblica disarmata. “Difesa civile non armata” è una definizione accettata dalla giurisprudenza, in pronunciamenti della Cassazione e della Corte costituzionale».
Sulla mancata sperimentazione dei Corpi civili di pace Marcon, in un’interrogazione (sottoscritta anche da Pd, M5S e Misto), chiede al governo perché «a quasi un anno dallo stanziamento di 9 milioni non sono stati emanati i provvedimenti attuativi». Per il sottosegretario Luigi Bobba «manca il concerto col ministero degli Esteri».
«Vogliamo far emergere – dice Francesco Vignarca di Rete Disarmo – le azioni di milioni di volontari e le pratiche nonviolente delle battaglie di Gandhi, Martin Luther King, Mandela. I milioni spesi per soluzioni militari dei conflitti non hanno risolto nulla». E cita il sondaggio 2013 dell’Osservatorio politico del Centro studi elettorali: «Il 26% degli italiani è “abbastanza” d’accordo sulla riduzione di spese militari come gli F35, il 56% “molto”». Riccardo Troisi del Tavolo Interventi Civili di Pace ricorda che in legge di stabilità 200 milioni sono per le periferie. «Ma 50 non vadano in cementificazione, ma per il “rammendo” del tessuto sociale: a Tor Sapienza l’abbandono scolastico è al 60%, la disoccupazione giovanile all’82%».
Info: difesacivilenonviolenta.org
di Luca Liverani