L’iniziativa promuove una proposta di legge – spiegano i promotori – per istituire «un Dipartimento che comprenda i Corpi civili di pace e l’Istituto di ricerche sulla Pace e il Disarmo». Per dimostrare, come ha detto anche il Segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon, «che la nonviolenza è più efficace».
«In questa Giornata Internazionale della Nonviolenza commemoriamo la filosofia di Gandhi, che attraverso il suo esempio ha dimostrato come le proteste pacifiche possano ottenere molto di più di un’aggressione militare».
Sono le parole con cui il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, apre il suo messaggio per l’odierna giornata mondiale della nonviolenza. Parole che in Italia vengono raccolte da un gruppo di associazioni che proprio oggi lancia la Campagna “Un’altra difesa è possibile”, una raccolta firme per unalegge di iniziativa popolare sulla difesa civile non armata e nonviolenta.
«Con questa legge», spiega il comunicato delle associazioni promotrici, «si propone l’istituzione di un Dipartimento che comprenda i Corpi civili di pace e l’Istituto di ricerche sulla Pace e il Disarmo, e che abbia forme di interazione e collaborazione con il Dipartimento della Protezione civile, il Dipartimento dei Vigili del Fuoco ed il Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale. Si tratta di dare finalmente concretezza a ciò che prefiguravano i Costituenti con il ripudio della guerra, e che già oggi è previsto dalla legge e confermato dalla Corte Costituzionale, cioè la realizzazione di una difesa civile alternativa alla difesa militare, finanziata dal bilancio statale e sostenuta direttamente dai cittadini attraverso l’opzione fiscale in sede di dichiarazione dei redditi».
Si tratta in sostanza di riappropriarsi della Costituzione, che “ripudia la guerra” (art. 11), afferma la difesa dei diritti di cittadinanza e affida a ogni cittadino il “sacro dovere della difesa della patria” (art. 52).
La Campagna (promossa da Conferenza Nazionale Enti di Servizio Civile, Forum Nazionale per il Servizio Civile, Rete della Pace, Rete Italiana per il Disarmo, Sbilanciamoci!, Tavolo Interventi Civili di Pace) è stata presentata all’“Arena di pace e disarmo” il 25 aprile a Verona, lanciata in occasione della manifestazione nazionale “Facciamo insieme un passo di pace” il 21 settembre a Firenze, e viene divulgata in tutta Italia il 2 ottobre, Giornata internazionale della nonviolenza.
IL SERVIZIO CIVILE NON È SOLO UN DIRITTO SOGGETTIVO, È UN DIRITTO SOCIALE
Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Disarmo, così spiega a FamigliaCristiana.it il senso e gli obiettivi della campagna: «Anzitutto, l’avvio della campagna è già un grande risultato, perché è il frutto di un lavoro congiunto di sei reti di provenienza diversa, che hanno prodotto un bell’articolato di pensieri e proposte. Ci si è giunti dopo un percorso iniziato a fine 2012, con un convegno per il rilancio del servizio civile, e passato per l’Arena di Pace e l’incontro di Firenze appena concluso».
«Siamo un po’ in ritardo», sottolinea Vignarca, «perché nel 2003, quando si è ottenuta l’abolizione del servizio di leva, ci siamo arenati e abbiamo perso un’occasione storica, accontentandoci del riconoscimento dell’obiezione di coscienza come diritto soggettivo, mentre la sfida è quella di renderlo un diritto sociale. Diverse sentenze della Consulta hanno confermato che difesa armata e civile sono sullo stesso piano, non in subordine, ma tutto è restato sulla carta. La spesa militare italiana resta molto alta, mentre la difesa non armata ha come riferimento solo il servizio civile e non ha una sede propria».
Nella percezione comune il servizio civile è cosa che riguarda i gruppi di volontariato e le associazioni: «Noi», prosegue Vignarca, «vogliamo invece che sia percepito come pezzo dello Stato: questo è l’obiettivo della legge di iniziativa popolare che proponiamo. Una formula scelta non a caso: sarebbe stato più semplice e rapido seguire la via parlamentare, ma noi vogliamo che questa campagna sia innanzitutto un modo per informare e formare le persone, una proposta culturale forte, che tramite banchetti e incontri sensibilizzi e crei una coscienza sul tema della difesa civile».
LA NONVIOLENZA È PIÙ EFFICACE. LA MIGLIOR DIFESA È LA PACE
Anche il finanziamento ha questo scopo: è stata scelta la via dell’opzione fiscale, col meccanismo del 6 per mille, con cui io cittadino, con la mia dichiarazione dei redditi, posso liberamente scegliere di finanziare il Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta, i Corpi Civili di Pace e l’Istituto di ricerca sulla Pace e il Disarmo.
– Ma, chiediamo, forse serve spiegare a monte qual è il senso e l’efficacia di una difesa non armata, che tanti cittadini possono trovare poco utile o utopica.
«Sta a noi far capire che è ora di togliere la parola “difesa” dall’alveo militare, per restituirla ai cittadini. La “difesa”, nella sua accezione più piena, attiene alla vita quotidiana: siamo più difesi se abbiamo una buona protezione del territorio, se c’è qualcuno che rafforza il welfare, se ci sono prospettive di lavoro, se si opera nelle periferie, se abbiamo più canadair piuttosto che più F35. La parola difesa ci piace, ma non se è intesa in senso solo militare. Il dipartimento che vogliamo creare sarà sotto la Presidenza del Consiglio, ma per me – provocatoriamente – potrebbe stare anche sotto il Ministero della Difesa, perché si occuperà anche di formare persone per i corpi civili di pace e darà vita a un istituto di ricerca sul tema. Il dipartimento dovrà poi dialogare con quello per il servizio civile, con la Protezione civile e così via».
– Ci sono modelli, esempi già avviati in altri Paesi?
«Strutturalmente no. Certo, esistono altre esperienze singole operative, in Italia ora sta partendo la sperimentazione dei corpi civili di pace, grazie all’emendamento Marcon dell’anno scorso. Ma la novità assoluta sarebbe rendere queste esperienze parte dello Stato. Del resto, se hai solo lo strumento militare, usi quello, anche se non è efficace. Faccio sempre l’esempio della vite e del martello: se hai una vite e hai solo un martello, userai quello, ma con scarsa efficacia. Se invece ti viene fornito un cacciavite, ecco che il lavoro riesce meglio. Qui è lo stesso: dobbiamo dotarci di strumenti nuovi, di una struttura dipartimentale e poi magari ministeriale, investire in ricerca. E così la prossima volta, invece di mandare armi ai curdi, perché non sappiamo fare altro, invieremo i nostri contingenti di corpi civili di pace. Non è solo un discorso morale, ideale: deve diventare anche un discorso pratico e di convenienza. Come ha richiamato Ban Ki-Moon nel suo messaggio: possiamo e dobbiamo dimostrare che la nonviolenza è più efficace!».