Il premier Renzi avrebbe autorizzato trattative per la vendita a Kiev di 90 veicoli armati Iveco.
Dal vertice Nato in corso in Galles, in cui si sta discutendo del conflitto in Ucraina orientale, fonti vicine ai funzionari rivelano che l’Italia avrebbe autorizzato i negoziati per l’acquisto di 90 mezzi corazzati dell’Iveco da parte di Kiev. Per la Rete Disarmo si viola la legge sul commercio di armi e “si sta solo facendo un favore all’industria militare”.
Il summit Nato che si è aperto nella giornata di ieri a Newport, in Galles, ha visto un vertice a cinque (Italia, Usa, Germania, Francia e Regno Unito) con il presidente ucraino Petro Poroshenko per discutere della possibile tregua nel conflitto ucraino. Il premier italiano Matteo Renzi ha usato parole decise nel dire che “la nostra risposta all’escalation militare russa deve essere ferma e pronta. Dobbiamo aumentare la pressione attraverso nuove sanzioni”, e aggiungendo che “la Nato ha un ruolo da svolgere per aiutare a raggiungere una soluzione politica. Ciò deve essere fatto fornendo un supporto concreto a Kiev”. Un supporto che, secondo quanto riferito da fonti vicine ai funzionari, prevede anche l’avvio di negoziati per l’acquisizione da parte delle forze armate ucraine di 90 veicoli armati dell’Iveco.
“La legge 185/90 prevede che non sia possibile venedere armamenti a paesi in conflitto, e l’Ucraina lo è pienamente, per cui se venisse confermata questa autorizzazzione sarebbe molto grave”, spiega Francesco Vignarca della Rete Italiana per il Disarmo, che poi aggiunge: “se anche non ragionassimo in termini pacifisti e disarmisti sarebbe comunque un non senso, perché iniziare oggi a intavolare trattative per la vendita di blindati porterebbe ad averli disponibili solo tra qualche anno”. La normativa vigente cui Vignarca fa riferimento stabilisce esattamente che siavietata l’esportazione di armamenti “verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei Ministri, da adottare previo parere delle Camere”.
Possibili accordi di questo tipo, dunque, sembrano appoggiarsi più su motivazioni di tipo commerciale che non strettamente diplomatiche. “Ci sembra che in realtà sfruttando l’emergenza del conflitto si stia solo facendo un favore all’industria italiana degli armamenti – sottolinea lo stesso Vignarca – non si tratta di fornire in tempi brevi armamenti, come nel caso dei Curdi, ma di intavolare trattative. Si sta solo cercando di sfruttare questo conflitto sanguinoso per favorire la vendita armata”.