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Dall’Arena di Pace e Disarmo un nuovo slancio

nigri“La pace non è qualcosa che scende dall’alto, ma va costruita giorno per giorno cercando di difendere i diritti delle persone” (intervista di Katia Tulipano per Servizio Civile Magazine)

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Il 25 aprile ci sarà il raduno del popolo della nonviolenza per trasformare l’anfiteatro veronese in un’Arena di Pace e Disarmo. Perché? Ma soprattutto perché proprio ora?
Da tempo pensiamo che siano maturi i tempi per rendere evidente tutto un lavoro che è stato fatto sul tema della pace e del disarmo con le campagne che si sono mosse in maniera forte in questi ultimi anni anche se personalmente non penso che il culmine dell’azione siano le manifestazioni, ma il lavoro quotidiano di aggiornamento, contaminazione, informazione, il lavoro con le istituzioni: era però il momento di rendere tutto esplicito. Altro motivo sotteso a questa manifestazione è quello di riprendere la tradizione delle Arene di Pace celebrate nell’anfiteatro veronese negli anni ’80 e ‘90. E’ sembrato naturale convergere quindi in un’iniziativa per la quale è stata scelta non a caso la data del 25 aprile: il sottotitolo di questo  evento è “La resistenza è non violenza. La liberazione è disarmo” proprio per dare uno spunto di continuità   tra le celebrazioni per la liberazione dal nazifascismo ed i temi che noi lì vogliamo rilanciare.

Quali temi verranno affrontati?
Cercheremo di riprendere in mano il concetto di “difesa” spesso collegato automaticamente alle forze armate ed alle spese militare, mentre a noi piace perché allude alla difesa della vita delle persone. Noi pensiamo che il Disarmo, l’altro concetto richiamato nel titolo di questo evento, sia un modo strutturale per preparare la pace ed investire sulla pace. Come diceva Gandhi: “La guerra funziona perché ci sono i professionisti che la preparano, la pace funzionerà quando ci saranno i professionisti che la prepareranno”. La pace non è qualcosa che scende dall’alto, ma va costruita giorno per giorno cercando di difendere i diritti delle persone. Oggetto del dibattito che animerà l’Arena di Pace e disarmo saranno tutte le iniziative che portano alla pace passando per questo tipo di difesa: il Servizio Civile Nazionale, l’unico baluardo di una Difesa non armata della Patria, ma noi vogliamo costruirne altri perciò altro argomento che verrà trattato sarà quello dei corpi civili di pace. Ancora si parlerà di disarmo e del rifiuto della spesa militare.

In concreto quali sono le proposte del popolo della nonviolenza per uscire dalla crisi economica, politica e sociale che sta attraversando il nostro paese?
Certamente rifinanziare e rafforzare esperienze già esistenti come il servizio civile nazionale e poi tutto quello che riguarda l’attivismo delle associazioni e non solo. Alludo al mondo della cooperazione, in particolare quella sociale, che in un periodo di forte crisi come quello che stiamo vivendo è riuscito a mantenere alti i livelli di occupazione. Altra proposta riguarda il rifiuto dell’opzione militare armata. Quello che noi avanziamo non è una proposta idealistica, ma un cambio di paradigma. Cercheremo di dimostrare l’importanza del rifiuto dell’opzione militare, non soltanto perché è ingiusto, ma perché è conveniente.  Daremo prova del fatto che il disarmo libera tante risorse economiche da poter poi impiegare nelle politiche del welfare, della sanità, del lavoro, nelle politiche giovanili, tutti settori che giorno dopo giorno davvero difendono e attuano i diritti delle persone. Ma il nostro discorso non è confinato alla giornata del 25 aprile. Alla fine dell’Arena verrà lanciata la Campagna sulla Difesa Civile affinchè si tutti possano scegliere di adempiere il sacro dovere di difendere la Patria sancito all’art. 52 della Costituzione non soltanto impugnando le armi, ma anche attraverso una difesa non armata e non violenta.

Il tuo appello ai giovani per invitarli all’Arena di Pace e Disarmo.
Come tutte le grandi manifestazioni, penso ad esempio alla marcia Perugia Assisi, ci ho sempre trovato molta forza. Invito i giovani a venire all’Arena per  vivere quel giorno con entusiasmo. Essere lì però permetterà ai giovani non soltanto di respirare una bella aria, ma di rafforzare un percorso di proposte concrete da presentare alla politica perché noi vogliamo essere degli utopisti concreti: l’utopia vogliamo costruirla e non soltanto sognarla.