Il CoorDown (che raggruppa 75 diverse associazioni italiane di persone e famiglie con Sindrome di Down) lancia #DammiPiùVoce e tramite delle video-richieste ottiene il supporto di 50 personaggi famosi dello sport e dello spettacolo. Per ricordare che la disabilità è causata da barriere sociali e mancanza di integrazione.
L’elemento comune ed emergente di tutti i video è la freschezza. Unita alla semplice allegria che caratterizza sia le richieste dei ragazzi e delle ragazze, sia le risposte dei personaggi famosi interpellati. Che hanno deciso di effettuare le riprese chi dal salotto di casa, chi dal ritiro pre-partita, chi dallo studio di registrazione o perfino dalla fermata del tram. Stiamo parlando dei video di richiesta e di risposta della campagna “Dammi più voce” lanciata dal CoorDown, il coordinamento di 75 associazioni di persone e famiglie con Sindrome di Down.In una sorta di “riciclaggio del concetto di testimonial” (come hanno evidenziato i creativi che hanno elaborato la campagna) si è scelto di utilizzare come base l’elemento virale che la diffusione sociale delle nuove tecnologie può portare. E nello stesso video di lancio dell’iniziativa si racconta come a partire dal sito www.coordown.it 50 ragazzi e ragazze con sindrome di Down hanno chiesto una donazione particolare a 50 personaggi famosi: non denaro ma un video. In cui gli stessi tesimonial potessero chiedere di sostenere la campagna e i diritti delle persone con sindrome di Down amplificandone la voce. E ovviamente puntando sull’effetto moltiplicatore di un video che poi, se condiviso dagli stessi tesimonial sui social network, avesse più probabilità di essere visto ed ascoltato.
Certo, un rischio forzatura in un progetto del genere esiste soprattutto perchè è sempre possibile scadere nel “pietismo” e non leggere i video di richiesta come autentici. Aprendo le porte ad una discrimonazione al contrario. Eppure sono proprio gli stessi video dei ragazzi, ma anche dei personaggi famosi, che se guardati bene spazzano via questo pericolo. Perchè non sono costruiti e si coglie in maniera evidente come siano una maniera genuina di cercare una strada per un proprio sogno (così come ne abbiamo tutti, ma ai cosiddetti “normali” non si dice certo che sono irrealizzabili…) piuttosto che un tentativo di assecondare la pazza richiesta di chi è più “sfortunato”. Ed è soprattuto negli occhi e nelle voci dei ragazzi protagonisti di “Dammi Più Voce” che si coglie, anche con questa semplice opportunità di un messaggio mediato da una telecamera, una preziosa opportunità di far emergere qualcosa di specifico e personale. Come segno di autonomia e indipendenza, ed anche della voglia di sognare.
Per cui ben vengano tutti i personaggi che hanno concesso il proprio volto e la propria voce. Ben venga chi ha scherzato con i ragazzi, ha fatto loro dei complimenti, ha promesso di venire a vedere uno spettacolo, ha cantato o addirittura inventato una canzone. Nella galleria di video a partire dal sito della Campagna potrete scoprire chi ha risposto positivamente: tra gli altri Diego Abatantuono, Luca Argentero, Enrico Bertolino, Claudio Bisio, Antonella Clerici, Tiziano Ferro, Fiorello, Vincenzo Salemme, Francesco Totti, Fabio Volo, Javier Zanetti e Jovanotti. E anche personaggi internazionali come Jose Mourinho (che ha promesso un ritorno all’Inter, obiettivo per molti che non hanno vergogna di sognarlo anche se magari irrealizzabile) e Sharon Stone(interpellata da Andrea in inglese).
Tutti con l’orizzonte di comunicazione che anche per quest’anno intende continuare a far capire come solo con un cambio di approccio complessivo nelll’integrazione le persone con Sindrome di Down (e in generale verso tutti coloro che hanno una disabilità) possano entrare a pieno diritto nella società.
“L’obiettivo di fondo della campagna non è certo quello di pretendere condizioni e trattamenti particolari per le circa 40.000 persone che in tutta Italia hanno la sindrome di Down, ma solo che siano garantite le medesime opportunità di ogni altro cittadino, verso una piena inclusione nella società” sottolinea Federico De Cesare Viola, responsabile della comunicazione del CoorDown. La Giornata Mondiale sulla sindrome di Down (WDSD – World Down Syndrome Day in inglese) è un appuntamento internazionale – sancito ufficialmente anche da una risoluzione dell’ONU – nato per diffondere una maggiore consapevolezza e conoscenza sulla sindrome di Down, per creare una nuova cultura della diversità e per promuovere il rispetto e l’integrazione nella società di tutte le persone con sindrome di Down. La scelta della data 21/3 non è casuale: la sindrome di Down, detta anche Trisomia 21, è caratterizzata dalla presenza di un cromosoma in più – tre invece di due – nella coppia cromosomica n. 21 all’interno delle cellule.
“Quest’anno – spiega il Coordinatore Nazionale CoorDown Sergio Silvestre – abbiamo dedicato le nostre energie all’obiettivo più importante: difendere e promuovere i diritti delle persone con sindrome di Down, troppo spesso calpestati dai pregiudizi e dalla mancata applicazione di norme esistenti, soprattutto quelle riguardanti l’inclusione nel mondo del lavoro. Non chiediamo maggiori diritti per i nostri ragazzi ma le stesse opportunità di chiunque altro. Siamo orgogliosi di collaborare anche in quest’occasione, e dopo il successo della scorsa edizione, con la Saatchi & Saatchi che è riuscita nell’impresa di tradurre, con coraggio e idee brillanti, la necessità di amplificare la voce delle persone con sindrome di Down. È questo il tema più importante della Giornata Mondiale sulla sindrome di Down 2013”. Il progetto di comunicazione del 2012 ha vinto 7 leoni d’oro al Festival Internazionale della Creatività di Cannes, il più grande risultato mai raggiunto da una campagna di comunicazione italiana nella storia del festival.
Ed è proprio il tema lavorativo quello che potrebbe garantire una migliore integrazione e un rafforzamento delle autonomie (peraltro con un impatto positivo anche sulle necessità assistenziali e i costi delle stesse).
“I giovani e gli adulti con sindrome di Down possono apprendere un mestiere e impegnarsi in un lavoro svolgendolo in modo competente e produttivo. È impossibile avere oggi dei dati statistici sul numero delle persone con sindrome di Down che lavorano ma si pensa che solo il 10% di chi ne sarebbe capace risulti occupato – continua Sergio Silvestre. Eppure anche se la legislazione attuale non favorisce adeguatamente l’avvio al lavoro delle persone con ritardo mentale, grazie all’impegno degli operatori e delle famiglie ci sono già molte esperienze positive. Ci sono lavoratori con sindrome di Down tra i bidelli, gli operai, i giardinieri ed altre mansioni semplici. Stanno nascendo inoltre anche alcune prime esperienze in lavori più complessi come l’immissione dati in computer o altri impieghi in ufficio”.
Una strada intelligente per riconoscere diritti e creare quelle condizioni sociali per cui ciascuno, avendo quanto gli è necesario per esprimersi al meglio, possa non sentirsi disabile in mezzo agli altri.
CoorDown – una scheda
Il Coordinamento Nazionale Associazioni delle persone con sindrome di Down nasce nel 2003, in occasione della prima Giornata Nazionale delle persone con sindrome di Down, con lo scopo di attivare e promuovere azioni di comunicazione unitarie e condivise tra le diverse associazioni italiane che si occupavano di tutelare e promuovere i diritti delle persone con sindrome di Down.
Da allora, nel corso dei primi anni di attività, lo scopo principale è stato quello di :
• Condividere esperienze tra le associazioni.
• Individuare e mettere in atto strategie comuni rispetto a problemi “politici” condivisi (richieste di modifiche legislative, applicazioni di leggi, etc.).
• Attivare azioni comuni di comunicazione sociale.
Le associazioni aderenti al coordinamento sono attualmente 75 e ognuna mantiene la sua autonomia in relazione alle proprie attività e alla propria azione politica, avendo cura di non creare conflitto tra la propria azione e quella condivisa con il coordinamento. Il CoorDown continua a promuovere, la seconda domenica di ottobre, la consueta Giornata Nazionale delle persone con sindrome di Down, anche attraverso la produzione di campagne pubblicitarie e di comunicazione sociale. Il 21 marzo di ogni anno, inoltre, organizza e promuove in Italia la Giornata Mondiale delle persone con sindrome di Down.
Il CoorDown rappresenta oggi l’organismo ufficiale di confronto con tutte le Istituzioni per quanto riguarda le problematiche e i diritti delle persone con la sindrome di Down.
articolo apparso su www.altreconomia.it http://www.altreconomia.it/site/fr_contenuto_detail.php?intId=3982